le
"portatrici carniche" sono le donne della Carnia che
accolsero la richiesta del Comando Logistico, durante la prima guerra
mondiale, di trasportare in montagna, al fronte, rifornimenti. Gli
uomini erano stati arruolati, 'erano rimaste loro, i vecchi e i
bambini. Così, con le loro misere gerle ogni giorno , donne dai 16
ai 60 anni, all'alba cominciavano la loro marcia estenuante, che
durava dalle due alle quattro ore, e che superava dislivelli dai 600
ai 1200 metri. Trasportavano viveri, armi, medicinali e materiali
vari... affondavano nella neve, sfuggivano ai cecchini austriaci e al
ritorno spesso trasportavano un ferito in barella... poi, tornate a
casa, si occupavano dei bambini, dei vecchi, dell'orto, del
campicello, della stalla, degli animali…di tutte le indispensabili
e faticose occupazioni quotidiane e l'indomani di
nuovo....riprendevano il cammino su’… su’ ….verso la
montagna….. Costituirono un vero e proprio corpo speciale, furono
dotate di un bracciale rosso, di un libretto dove segnare tutte le
operazioni, specificando ogni particolare e fu loro assegnato un dato
reparto da rifornire. Verso la fine della guerra furono impiegate
come serventi alle artiglierie e dotate persino d'un fucile... e per
tutto questo esse ricevevano come compenso per ogni viaggio 1,50
centesimi, che veniva dato loro mensilmente.
Di esse Maria Plozner Mentil giovane madre di 32 anni con quattro figli ed un marito al fronte, venne uccisa da un cecchino austriaco mentre era giunta col suo carico alla Casera Malpasso in alta montagna. Nel 1955 venne intestata a suo nome la Caserma degli Alpini di Paluzza .
Di esse Maria Plozner Mentil giovane madre di 32 anni con quattro figli ed un marito al fronte, venne uccisa da un cecchino austriaco mentre era giunta col suo carico alla Casera Malpasso in alta montagna. Nel 1955 venne intestata a suo nome la Caserma degli Alpini di Paluzza .
Donne,
spinte dalla miseria e dalla disperazione? oppure donne consapevoli e
forti nella loro dedizione e nell’ amore verso figli, sposi,
fratelli, padri... verso tutti coloro che in trincea vivevano una
vita ancor più dura della propria? quella vita dura, cui esse erano
avvezze e che, con la pronta e generosa risposta alle necessità
imposte dalla guerra, crudele e spietata, non esitarono a rendere
ancor più dura ? e più onesta! consumata nel silenzio e nella
dignità, nella povertà di chi dell’anima possiede tutte le
ricchezze, nell’eroismo celebrato da pochi ma sconosciuto ai più,
nell’esercizio quotidiano della volontà che né la fredda neve né
gli spari dei cecchini riuscirono ad arrestare.
lia de vecchi
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