In
Valtellina, a Teglio, sorge, nell'omonima vallata, il palazzo
Besta.
Il nome "teglio" deriva dal nome Tyllin, dio celtico della forza, lo stesso che nell'Olimpo greco diventa Heracles e in quello romano Eracle. E non a caso anche il nome Besta ha un significato non lontano dal concetto di forza, questa volta nel senso di primo in quanto forte e dunque il migliore: "besta" deriva dall'espressione inglese "the best", che in olandese è "het beste" e in tedesco "das beste". I Besta apparvero nella vallata durante il medioevo, molto probabilmente intorno al 1000, ed alcuni dicono che provenissero appunto dall'Inghilterra, altri dall'Olanda, altri ancora da qualche paese della Germania. Qualunque sia stata la loro origine, essi, fin dall'inizio, furono associati all'idea di uomini forti e capaci; oculati nella valutazione di esseri e cose, si dice che sapessero scegliere le mogli giuste, insieme alle quali educavano i figli, numerosi, e amministravano in modo assai fruttuoso i beni di famiglia. Si dice anche che proprio per queste loro rare qualità, essi, in breve, seppero conquistarsi la fiducia e la stima dell'arcivescovo di Milano, che proprio in virtù dei "grandi servizi resi dalla famiglia con prontezza e fedeltà alla causa della Chiesa", volle affidar loro la gestione delle sue proprietà in Teglio e questo, certo, contribuì non poco a far sì che essi si conquistassero presto il predominio tra le nobili famiglie, soppiantando ogni altro rivale. Non che per i Besta la cosa sia stata facile, anche perché l'ambiente di Teglio si distingueva per l'irrequietezza delle sue diverse fazioni: persino dal punto di vista religioso: quelli in alto che frequentavano la chiesa di San Lorenzo e quelli in basso che si recavano in quella di San Pietro e gli uni e gli altri, entrambi, erano soggetti alle assai severe regole del luogo, per cui chi non onorava le feste e chi non mandava i rappresentanti della propria famiglia alle processioni pagava una multa e chi sfregiava un'immagine sacra o bestemmiava era punito con dure pene corporali, se non avesse pagato l'ammenda.
Teglio si trovava in una posizione strategica, in cima ad un altopiano, che strapiomba per un settecento metri fino alla valle del fiume Adda. Questa posizione che da una parte l'ha resa pressoché inespugnabile data la pendenza da vertigine che avrebbe dovuto affrontare l'invasore sotto il tiro della difesa, dall'altra non l'ha isolata, impedendole di diventare, come di fatto divenne, un centro di comunicazione stradale e un nodo commerciale molto importante; infatti i traffici e gli scambi con la Svizzera, l'Austria, la Germania, fino al Mar del Nord furono intensi. Dal Nord Europa affluivano pellami, ambra grezza, coloranti, prodotti di oreficeria; dal sud tessuti preziosi, vetrerie, armi, sale, vino... La mitezza del clima e la buona terra dell'altipiano le ha sempre consentito coltivazioni quali campi di orzo saraceno, di orzo, di segala. Le vigne cariche d'uva, i frutteti, il bestiame nutrito sui pascoli delle verdi pendici, la legna abbondante per cucinare scaldarsi e costruire, proveniente dai fitti boschi di castagni e di noci, di pini e di abeti... e le ricche miniere di ferro e d'argento sull'opposto versante, quello delle Orobie.... l'acqua abbondante dei torrenti che azionava le pale dei mulini e l'Adda vicino, pescosissimo.... Questa era Teglio. Ci si spiega allora come mai, oggi, questo piccolo borgo di montagna conservi una singolare impronta di aristocrazia, come mai il palazzo della nobile famiglia Besta, con le sue architetture, le sue sculture, i suoi dipinti ... costituisca una delle più ragguardevoli testimonianze della più raffinata cultura rinascimentale.
Di fatto, nel mondo di allora, Teglio rappresentava un rifugio sicuro e un investimento promettente per ogni famiglia nobile! Ma questo fatto può essere considerato solo come un buon inizio e, senza una buona amministrazione ed un'apertura culturale, non sarebbe stato sufficiente ad assicurare la formazione di un così prezioso patrimonio artistico, quale ancor oggi si offre allo sguardo del visitatore.
Dopo che i Besta ebbero
acquisito i considerevoli privilegi economici di cui sopra, grazie
soprattutto al patrimonio dell'arcivescovo di Milano, essi ottennero,
in breve, anche dei ragguardevoli privilegi politici. Dal 1480 Azzo I
Besta fu vicario del podestà e pertanto ebbe vasti poteri civili e
militari, che esercitò con fermezza. Seppe mantenere l'ordine
pubblico avvalendosi di leggi severissime: dazi, prigioni, boia,
gogna.... a chi giungesse per la prima volta a Teglio erano le prime
cose che si imponevano alla sua attenzione. E guai sia all'uomo che
si fosse macchiato di adulterio, ché la sua testa sarebbe caduta
sotto la lama del boia sia alla donna adultera, ché sarebbe stata
fatta affogare nella fontana dinanzi alla folla.
Nelle
terre in cui ricchezza ed ordine erano ormai assicurati, il destino
volle che nascesse l'uomo idoneo a far sorgere e a far sviluppare
cultura, arte e letteratura, filosofia e scienze. Infatti, alla morte
di Azzo I, il figlioletto Azzo II, troppo piccolo per governare, fu
educato dal secondo marito della madre, Andrea Guicciardi. Ippolita
aveva sposato l'uomo che lo stesso Azzo I aveva scelto come suo
consulente, proprio per le sue eccellenti qualità. Coltissimo,
Andrea Guicciardi, si era laureato all'università di Pavia in
lettere e in medicina e in queste materie mantenne sempre la cattedra
fino a che divenne rettore della medesima università. Fedele e
competente, egli univa alla sua grande cultura le sue naturali virtù
di uomo onesto e leale. Il piccolo Azzo II ebbe la fortuna di trovare
in lui un pregevolissimo precettore ed un padre attento, amabile ed
affettuoso. Da lui, il piccolo ricevette la passione per gli studi e
il nobile piacere della frequentazione di ingegni ed artisti tra i
più eminenti del tempo.
Azzo
ordina architetture sculture dipinti che siano "il meglio"!
proprio come il nome che porta!
E
già nel portale il fregio col suo "Novit paucos secura quies"
rende manifeste le ragioni delle sue scelte, le scelte di chi ha la
serena certezza che una dimensione intellettuale superiore è un
privilegio che a pochi è concesso. Infatti è nei bassorilievi del
portale che sono scolpiti i simboli antichi di una conoscenza
superiore, i simboli di una tradizione esoterica che dall'antico
induismo arriva all'esoterismo cristiano, attraverso quello celtico,
quali: la Fenice, il Pellicano, il Trigramma cristico, la ruota
universale.
Da
questa prima "rappresentazione" di una conoscenza superiore
si passa nel cortile, dove le pareti sono affrescate da scene
dell'Eneide. Il cortile ha dimensioni ad quadratum del tipo indicato
da Filarete, Vitruvio e Leon Battista Alberti.
Da
qui si passa al "piano nobile": il salone d'onore
affrescato con scene dell'Orlando Furioso. In un'altra sala le storie
bibliche della Creazione, in una quarta quelle tratte dalle
Metamorfosi e infine un'altra sala ancora con affreschi che
ritraggono scene di vita dell'antica Roma. Non c'è uno spazio che
non contenga figure bibliche o mitologiche, scritte latine o
ritratti, allegorie o altro.
Azzo
I e i suoi successori sembra che abbiano voluto, attraverso questi
affreschi, definire un programma. C'è chi dice che gli affreschi di
palazzo Besta sono come una biblioteca ben ordinata di testi il cui
significato tutti conoscono ma fingono di non sapere, c'è chi si
esprime ancor più chiaramente e parla di significati esoterici
connessi con gli affreschi del palazzo, ipotizzando che figure
enigmatiche quali quelle della Fedeltà, delle due ruote, delle sfere
armillari , del mago bianco identificato nello stesso Azzo II...siano
figure scelte per la meditazione. Sebbene i signori di Besta non
siano stati Federico II di Svevia, sebbene Teglio non fosse Castel
del Monte e i tempi fossero diversi, si dà per certo che il luogo
abbia accolto spiriti eletti dediti a studi esoterici.
Ma più tardi il luogo ha attraversato periodi molto difficili come quando finì soggetto ad un’amministrazione grigionese di religione calvinista che si dimostrò dura a tal punto da generare una sollevazione, che divenne presto una vera feroce rivolta in tutta la Valtellina.
Ma più tardi il luogo ha attraversato periodi molto difficili come quando finì soggetto ad un’amministrazione grigionese di religione calvinista che si dimostrò dura a tal punto da generare una sollevazione, che divenne presto una vera feroce rivolta in tutta la Valtellina.
In
quella occasione persino uno dei Besta, Azzo IV si rese autore di un
fatto gravissimo: irruppe nella chiesa di Sant’Orsola e uccise il
pastore mentre stava predicando. Fu l’inizio di un orrendo
massacro: uomini, donne e bambini cercarono scampo nel campanile, ma
la chiesa fu data alle fiamme e morirono tutti. Era il 19 luglio del
1618. L’evento criminoso è passato alla storia sotto il nome di
Sacro Macello. Ma l’aggettivo “sacro” in questo caso è certo
molto inadeguato!
Purtroppo
questo fu il primo gravemente triste episodio di un lungo periodo di
violenze e di dolore, tanto che gli abitanti decisero di offrirsi di
nuovo ai Grigioni per ritrovare la pace. E’ difficile credere a
tutto questo arrivando a Teglio e soprattutto visitando le bellezze
artistiche del palazzo. La chiesa sant’Orsola non esiste più, ma
gli abitanti ne raccontano ancora la tragica storia.
©
rosalia
de vecchi
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