mercoledì 10 giugno 2015

Maria Antonietta dalla "grazia" alla tragedia. La “donna” Maria Antonietta alla luce di una nuova documentazione.




Maria Antonietta dalla "grazia" alla tragedia. La “donna” Maria Antonietta alla luce di una nuova documentazione.



Raramente un destino ha presentato così forti contrasti come quello di Maria Antonietta. La giovane Dauphine Maria Antonietta fin dall'inizio si dimostrò un'artista della seduzione. Divenuta regina, divenne impopolare e a mala pena riuscì a smorzare la sua impopolarità; ma ci volle la Rivoluzione con le sue dure prove finali, affrontate con grande dignità, perché questa donna, questa sposa e questa madre si mostrasse degna di ammirazione qual di fatto era.
Nel mese di Marzo del 1770, quando "Madame la Dauphine" apparve ai Francesi, fu un colpo di fulmine reciproco. L'adolescente dal viso candido, aureolato di biondi capelli, sorrideva al popolo che vedeva in lei la regina che sognava. Ella giungeva nel regno più bello d'Europa, sicura dell'avvenire radioso che il suo matrimonio con l'erede al trono le faceva presagire. Sua madre, l'imperatrice d'Austria, Maria Teresa, l'aveva scelta per questo destino allo scopo di rinsaldare l'alleanza con la Francia, alleanza che riteneva il cavallo di battaglia della sua politica.
Maria Teresa aveva visto partire la figlia non senza qualche inquietudine. Certo, la formazione morale di sua figlia era perfetta; ella conosceva le consuetudini auliche, danzava e suonava il clavicembalo con grazia, parlava il francese e il linguaggio delle corti, ma non pensava che a divertirsi e non aveva mai manifestato il benché minimo interesse per lo studio. L'abate di Vermont, chiamato da Luigi XV per colmare i vuoti nell'educazione culturale di Madame Duphine, riconosceva in lei un giusto intendimento, tuttavia dichiarava che Maria Antonietta, sebbene ascoltasse volentieri i contenuti dei suoi insegnamenti, si rifiutava di approfondirli. L'abate, infatti, cadde presto nelle maglie dello charme dell'arciduchessa, che, nonostante la sua giovanissima età, esercitava già una vera seduzione. "Dio vi ha colmata di tanta grazia, di tanta dolcezza e docilità che tutti vi amano: è un dono di Dio, bisogna conservarlo, non vantarsene ma conservarlo gelosamente per la felicità vostra e di tutti quelli che vi appartengono."- le scriveva sua madre il primo novembre 1770, alla vigilia dei suoi 14 anni. Questo indicibile charme Maria Antonietta lo conserverà fino alla fine dei suoi giorni e, attraverso i secoli, lo esercita ancora oggi.

La nuova famiglia mise la sua sensibilità a dura prova. Luigi XV le dimostrava gentilezza ma il suo sposo la schivava. Il Delfino non aveva confidenza con le donne e tanto meno con questa giovane straniera che i suoi genitori gli avevano imposto come moglie. Le figlie del re, acide e maldicenti guardavano la giovane austriaca come un'intrusa, fingevano di esserle affezionate, di fatto non avevano alcuna indulgenza nei suoi confronti. E la Delfina ancora bambina, come diceva il re, si trovava priva di affetto ed aveva subito compreso che ormai per lei sarebbe stato così anche in avvenire.
Maria Antonietta coltivava la nostalgia per la sua Vienna e provava un attaccamento crescente nei confronti della propria famiglia. Aspettava con ansia le lettere della madre piene di consigli e di interrogatori. L'anziana sovrana tentava di consolidare l'alleanza politica con la Francia tramite la figlia, senza chiedersi nemmeno se la giovane fosse capace di essere ciò che lei avrebbe voluto, ossia un agente al servizio degli Asburgo. Per questo l'imperatrice le mise a fianco il suo ambasciatore, il conte Mercy d'Argenteau, con il quale confidarsi, al quale chiedere come comportarsi nelle varie circostanze e con ciascun membro della famiglia reale.
Frustrata nella sua vita affettiva e amorosa Maria Antonietta non provava rispetto per il re a causa della sua relazione con Mme Du Barry, una donna di basse origini alla quale lei non volle mai rivolgere la parola; avrebbe desiderato tentare di conquistare il suo sposo, ma pazienza e rassegnazione non essendole connaturate, si rifugiò invece nell'amicizia della principessa di Lamballe e si ribellò come un bambino rifiutato che lotta per riavere il suo posto. Fu una ribellione contro le costrizioni dell'etichetta, un marcato disprezzo della condizione di agiata donna di corte, un desiderio di cavalcare un cavallo in testa al corteo invece che un asino a fianco del re come una rispettabile dama del suo seguito. Maria Antonietta era avida di distrazioni. Non erano le lezioni di canto o di clavicembalo che la tiravano fuori dalla sua malinconia. Bisognava che il re le permettesse di seguire la caccia a cavallo e soprattutto di recarsi a Parigi senza cerimoniale, affinché lei ritrovasse la gioia di vivere. Maria Antonietta a Parigi scoprì un mondo sconosciuto che le donò l'illusione di cominciare una nuova vita. Rientrò a Versailles entusiasta delle sue scoperte e dell'amore

dei Parigini che le avevano dimostrato un grande fervore. Nella capitale Maria Antonietta era diventata una donna desiderata e questo l'aveva fatta sentire appagata: l'amore del popolo al posto dell'amore del principe, ecco la sua rivincita!

Breve luna di miele! Quando, il 10 maggio 1774, moriva Luigi XV, lei non aveva ancora compiuto 19 anni e il suo sposo aveva appena vent'anni. Il giovanissimo re di Francia sogna la felicità e il benessere dei suoi sudditi e l' altrettanto giovane regina si dichiarava pronta a sostenere il marito di cui diceva che era un "pauvre homme"! Ma, passata l'emozione dei primi momenti, ora lei si sentiva investita di una vasta onda di libertà, una libertà che non aveva mai conosciuto prima e della quale però non supponeva i pericoli connessi. In Francia il ruolo della regina non era ben definito. Suo dovere consisteva nel dare legittimi eredi al trono e la sua condotta doveva essere al di sopra di ogni sospetto.

Maria Antonietta, invece, non forniva un'immagine perfetta della sposa di un monarca! Apriva di rado la propria camera allo sposo ( forse adduceva qualche scusa per questo) e viveva come in una perpetua festa. A Versailles, presso la corte di Luigi XIV e di Luigi XV, gli astri splendenti erano state le amanti reali. I ruoli si trovavano ormai invertiti. Privo di fascino, Luigi XVI, che non ebbe mai una favorita, non brillava né per l'aspetto fisico né per lo spirito. In tutto lo splendore della giovinezza e della sua bellezza la regina rivendica per sè e per la sua corte un ruolo di primo piano, cosa che il re le accorda volentieri.

La regina voleva una corte giovane, alla moda, dove ci si divertisse. Si rifiutava di vivere, come le regine che l'avevano preceduta, in una condizione di continua rappresentanza ma voleva vivere la propria vita privata in modo riservato. Durante la giornata si ritirava nei propri appartamenti, riceveva i suoi amici al suo castello di Trianon, partiva ogni tanto per andare a trovare il suo beau-frère, il Conte di Artois , si attardava per delle intere notti ai balli all'Operà senza il re. cercava di stordirsi per vincere il vuoto del suo cuore e trascorreva il minor tempo possibile con suo marito, che chiudeva gli occhi su questa sconcertante iperattività. Alcuni uomini facevano battere il cuore della giovane regina più fortemente d'altri, ma lei sapeva che non aveva il diritto d'amare e la sua folle amicizia per Mme de Polignac faceva molto parlare.
Ben presto Maria Antonietta passò per una regina troppo volubile e stravagante. Come passa i suoi giorni nel castello di Trianon , dove il re non è neppure invitato? E che pensare delle sue notti a Parigi? Da Versailles partono i pettegolezzi che diventano presto canzoni e plamphet che denunciano la cattiva condotta della sposa del re, il quale viene ormai giudicato come un uomo tradito, impotente ed incapace di governare la propria donna e di conseguenza incapace di governare anche la Francia. Quando Maria Antonietta mise al mondo il suo primo figlio, nel 1778, si vociferava che non fosse figlio di Luigi XIV. Lo stesso accadde quando nacquero gli altri tre figli. L'idillio tra la regina e il popolo francese era ormai finito da tempo. Ma, nonostannte la sua insostenibile leggerezza, Maria Antonietta faceva dire al fratello più grande, Giuseppe II, che non aveva mai peccato d'indulgenza, durante un lungo soggiorno a Versailles: "E' una testa al vento, che passa le sue giornate correndo da uno svago all'altro, dissipando questo e quello. Non pensa ad altro che a divertirsi. Non sente niente per il re. E' un'amabile ed onesta donna, un pò giovane, poco riflessiva, ma che ha un fondo di onestà e di virtù.".
L'irruzione del conte di Fersen nella vita, monotona per le sue futilità, di Maria Antonietta fu un avvenimento che le capovolse tutto. La regina rispose all'appello del suo cuore e il misterioso legame che ne seguì l'appagò più che le sue maternità. Nel 1785, prese coscienza della propria impopolarità. Uscì dalla sua crisalide. Non era più la principessa spensierata, era ora una donna ferita, sostenuta moralmente da un uomo che l'amava ma preoccupata per i suoi figli.

traduzione di rosalia de vecchi da un articolo di Le Figarò scritto dalla storica Evelyne Lever, autrice di "C'était Marie-Antoinette" (Fayard, 2006) e di ". Journal d'une reine" (Tallandier, 2008)

prima parte



Nessun commento:

Posta un commento