Maria Antonietta dalla "grazia" alla tragedia. La “donna” Maria Antonietta alla luce di una nuova documentazione.
Raramente
un destino ha presentato così forti contrasti come quello di Maria
Antonietta. La giovane Dauphine Maria Antonietta fin dall'inizio si
dimostrò un'artista della seduzione. Divenuta regina, divenne
impopolare e a mala pena riuscì a smorzare la sua impopolarità; ma
ci volle la Rivoluzione con le sue dure prove finali, affrontate con
grande dignità, perché questa donna, questa sposa e questa madre si
mostrasse degna di ammirazione qual di fatto era.
Nel
mese di Marzo del 1770, quando "Madame la Dauphine" apparve
ai Francesi, fu un colpo di fulmine reciproco. L'adolescente dal viso
candido, aureolato di biondi capelli, sorrideva al popolo che vedeva
in lei la regina che sognava. Ella giungeva nel regno più bello
d'Europa, sicura dell'avvenire radioso che il suo matrimonio con
l'erede al trono le faceva presagire. Sua madre, l'imperatrice
d'Austria, Maria Teresa, l'aveva scelta per questo destino allo scopo
di rinsaldare l'alleanza con la Francia, alleanza che riteneva il
cavallo di battaglia della sua politica.
Maria
Teresa aveva visto partire la figlia non senza qualche inquietudine.
Certo, la formazione morale di sua figlia era perfetta; ella
conosceva le consuetudini auliche, danzava e suonava il clavicembalo
con grazia, parlava il francese e il linguaggio delle corti, ma non
pensava che a divertirsi e non aveva mai manifestato il benché
minimo interesse per lo studio. L'abate di Vermont, chiamato da Luigi
XV per colmare i vuoti nell'educazione culturale di Madame Duphine,
riconosceva in lei un giusto intendimento, tuttavia dichiarava che
Maria Antonietta, sebbene ascoltasse volentieri i contenuti dei suoi
insegnamenti, si rifiutava di approfondirli. L'abate, infatti, cadde
presto nelle maglie dello charme dell'arciduchessa, che, nonostante
la sua giovanissima età, esercitava già una vera seduzione. "Dio
vi ha colmata di tanta grazia, di tanta dolcezza e docilità che
tutti vi amano: è un dono di Dio, bisogna conservarlo, non
vantarsene ma conservarlo gelosamente per la felicità vostra e di
tutti quelli che vi appartengono."- le scriveva sua madre il
primo novembre 1770, alla vigilia dei suoi 14 anni. Questo indicibile
charme Maria Antonietta lo conserverà fino alla fine dei suoi giorni
e, attraverso i secoli, lo esercita ancora oggi.
La
nuova famiglia mise la sua sensibilità a dura prova. Luigi XV le
dimostrava gentilezza ma il suo sposo la schivava. Il Delfino non
aveva confidenza con le donne e tanto meno con questa giovane
straniera che i suoi genitori gli avevano imposto come moglie. Le
figlie del re, acide e maldicenti guardavano la giovane austriaca
come un'intrusa, fingevano di esserle affezionate, di fatto non
avevano alcuna indulgenza nei suoi confronti. E la Delfina ancora
bambina, come diceva il re, si trovava priva di affetto ed aveva
subito compreso che ormai per lei sarebbe stato così anche in
avvenire.
Maria
Antonietta coltivava la nostalgia per la sua Vienna e provava un
attaccamento crescente nei confronti della propria famiglia.
Aspettava con ansia le lettere della madre piene di consigli e di
interrogatori. L'anziana sovrana tentava di consolidare l'alleanza
politica con la Francia tramite la figlia, senza chiedersi nemmeno se
la giovane fosse capace di essere ciò che lei avrebbe voluto, ossia
un agente al servizio degli Asburgo. Per questo l'imperatrice le mise
a fianco il suo ambasciatore, il conte Mercy d'Argenteau, con il
quale confidarsi, al quale chiedere come comportarsi nelle varie
circostanze e con ciascun membro della famiglia reale.
Frustrata
nella sua vita affettiva e amorosa Maria Antonietta non provava
rispetto per il re a causa della sua relazione con Mme Du Barry, una
donna di basse origini alla quale lei non volle mai rivolgere la
parola; avrebbe desiderato tentare di conquistare il suo sposo, ma
pazienza e rassegnazione non essendole connaturate, si rifugiò
invece nell'amicizia della principessa di Lamballe e si ribellò come
un bambino rifiutato che lotta per riavere il suo posto. Fu una
ribellione contro le costrizioni dell'etichetta, un marcato disprezzo
della condizione di agiata donna di corte, un desiderio di cavalcare
un cavallo in testa al corteo invece che un asino a fianco del re
come una rispettabile dama del suo seguito. Maria Antonietta era
avida di distrazioni. Non erano le lezioni di canto o di clavicembalo
che la tiravano fuori dalla sua malinconia. Bisognava che il re le
permettesse di seguire la caccia a cavallo e soprattutto di recarsi a
Parigi senza cerimoniale, affinché lei ritrovasse la gioia di
vivere. Maria Antonietta a Parigi scoprì un mondo sconosciuto che le
donò l'illusione di cominciare una nuova vita. Rientrò a Versailles
entusiasta delle sue scoperte e dell'amore
Breve
luna di miele! Quando, il 10 maggio 1774, moriva Luigi XV, lei non
aveva ancora compiuto 19 anni e il suo sposo aveva appena vent'anni.
Il giovanissimo re di Francia sogna la felicità e il benessere dei
suoi sudditi e l' altrettanto giovane regina si dichiarava pronta a
sostenere il marito di cui diceva che era un "pauvre homme"!
Ma, passata l'emozione dei primi momenti, ora lei si sentiva
investita di una vasta onda di libertà, una libertà che non aveva
mai conosciuto prima e della quale però non supponeva i pericoli
connessi. In Francia il ruolo della regina non era ben definito. Suo
dovere consisteva nel dare legittimi eredi al trono e la sua condotta
doveva essere al di sopra di ogni sospetto.
Maria
Antonietta, invece, non forniva un'immagine perfetta della sposa di
un monarca! Apriva di rado la propria camera allo sposo ( forse
adduceva qualche scusa per questo) e viveva come in una perpetua
festa. A Versailles, presso la corte di Luigi XIV e di Luigi XV, gli
astri splendenti erano state le amanti reali. I ruoli si trovavano
ormai invertiti. Privo di fascino, Luigi XVI, che non ebbe mai una
favorita, non brillava né per l'aspetto fisico né per lo spirito.
In tutto lo splendore della giovinezza e della sua bellezza la regina
rivendica per sè e per la sua corte un ruolo di primo piano, cosa
che il re le accorda volentieri.
La
regina voleva una corte giovane, alla moda, dove ci si divertisse. Si
rifiutava di vivere, come le regine che l'avevano preceduta, in una
condizione di continua rappresentanza ma voleva vivere la propria
vita privata in modo riservato. Durante la giornata si ritirava nei
propri appartamenti, riceveva i suoi amici al suo castello di
Trianon, partiva ogni tanto per andare a trovare il suo beau-frère,
il Conte di Artois , si attardava per delle intere notti ai balli
all'Operà senza il re. cercava di stordirsi per vincere il vuoto del
suo cuore e trascorreva il minor tempo possibile con suo marito, che
chiudeva gli occhi su questa sconcertante iperattività. Alcuni
uomini facevano battere il cuore della giovane regina più fortemente
d'altri, ma lei sapeva che non aveva il diritto d'amare e la sua
folle amicizia per Mme de Polignac faceva molto parlare.
Ben
presto Maria Antonietta passò per una regina troppo volubile e
stravagante. Come passa i suoi giorni nel castello di Trianon , dove
il re non è neppure invitato? E che pensare delle sue notti a
Parigi? Da Versailles partono i pettegolezzi che diventano presto
canzoni e plamphet che denunciano la cattiva condotta della sposa del
re, il quale viene ormai giudicato come un uomo tradito, impotente ed
incapace di governare la propria donna e di conseguenza incapace di
governare anche la Francia. Quando Maria Antonietta mise al mondo il
suo primo figlio, nel 1778, si vociferava che non fosse figlio di
Luigi XIV. Lo stesso accadde quando nacquero gli altri tre figli.
L'idillio tra la regina e il popolo francese era ormai finito da
tempo. Ma, nonostannte la sua insostenibile leggerezza, Maria
Antonietta faceva dire al fratello più grande, Giuseppe II, che non
aveva mai peccato d'indulgenza, durante un lungo soggiorno a
Versailles: "E' una testa al vento, che passa le sue giornate
correndo da uno svago all'altro, dissipando questo e quello. Non
pensa ad altro che a divertirsi. Non sente niente per il re. E'
un'amabile ed onesta donna, un pò giovane, poco riflessiva, ma che
ha un fondo di onestà e di virtù.".
L'irruzione
del conte di Fersen nella vita, monotona per le sue futilità, di
Maria Antonietta fu un avvenimento che le capovolse tutto. La regina
rispose all'appello del suo cuore e il misterioso legame che ne seguì
l'appagò più che le sue maternità. Nel 1785, prese coscienza della
propria impopolarità. Uscì dalla sua crisalide. Non era più la
principessa spensierata, era ora una donna ferita, sostenuta
moralmente da un uomo che l'amava ma preoccupata per i suoi figli.
traduzione di rosalia de vecchi da un articolo di Le Figarò scritto dalla storica Evelyne Lever,
autrice di "C'était Marie-Antoinette" (Fayard, 2006) e di
". Journal d'une reine" (Tallandier, 2008)
prima
parte
Nessun commento:
Posta un commento