Le
arti pittoriche dopo il Mille
Quattro
forme principali furono le arti pittoriche medievali: il mosaico, la
miniatura, gli affreschi e i vetri colorati.
Il mosaico, arte molto
antica che aveva trovato in passato forme sempre più raffinate,
probabilmente da artisti bizantini, nel XII secolo ebbe il fondo
d’oro. I mosaicisti ponevano sottili lastre d’oro intorno a cubi
di vetro. I cubi indorati venivano poi posti su piani non
perfettamente lisci, in modo che la luce, riflettendosi secondo
diverse angolazioni, desse all’insieme maggiore vivacità.
I
mosaici di San Marco, a Venezia, che furono eseguiti in più tempi in
un arco di sette secoli, hanno come vertice massimo di quest’arte
il mosaico centrale dell’Ascensione nella cupola centrale, del 12°
secolo.
Dello stesso periodo sono i mosaici eseguiti da artisti
greci e saraceni di Monreale e Cefalù.
Del 13° secolo furono quelli
di Santa Maria Maggiore, Santa Maria in Trastevere, San Giovanni in
Laterano e San Paolo fuori le mura, a Roma.
L’arte della
miniatura fu particolarmente ricca soprattutto nel 13° secolo.
L’illustrazione di manoscritti con miniature e dipinti eseguiti con
argento liquido, oro e inchiostri fu per lungo tempo tra le forme
d’arte favorite. Libri di salmi, vangeli, messali, breviari…
vennero adornati con giorni e giorni di lavoro. Era del tutto normale
passare una giornata a disegnare un' iniziale, una settimana a
comporre un titolo. Le più belle miniature furono quelle francesi,
anche se oggi si possono ammirare dei veri capolavori di fattura
inglese di quest’arte al British Museum e a Oxford.
Gli affreschi
più antichi, in cui i pittori usavano applicare il colore a muri
intonacati di fresco o già secchi, con l’aggiunta di qualche
materia collosa, si sono sbiaditi fino a scomparire.
Le tecniche
romane si erano perdute nella memoria, mentre, quando l’affresco
murale ritornò in vita in Italia, prese le mosse dall’affresco
bizantino.
Nel 13° secolo Duccio da Boninsegna a Siena si rese
famoso per la sua Maestà della Vergine sul trono, opera di
dimensioni imponenti e, contemporaneamente a lui, a Firenze, Giovanni
Cimabue aveva iniziato una dinastia di pittori destinati a dominare
l’arte italiana per circa tre secoli.
Figlio di nobili genitori,
Cimabue (1240?- 1302) aveva lasciato gli studi di avvocatura per
l’arte. Iniziò partendo dall’arte bizantina e operò
trasformazioni rivoluzionarie che avrebbero avuto grande importanza
per gli artisti a lui posteriori. Addolcì la rigida linea del
disegno dei suoi predecessori e con l’uso di rossi luminosi, dei
rosa e degli azzurri per i drappeggi, arricchì la sua pittura di una
vita e di una luminosità fino allora sconosciute nell’Italia del
Medioevo. Giotto lavorò nella bottega di Cimabue e andò a vivere
nella sua casa dopo la morte del maestro. E così ebbe inizio la più
grande successione di pittori nella storia dell’Arte.
L’arte di
dipingere il vetro era già nota nell’antichità, ma molto
probabilmente il colore era dipinto sul vetro e non fuso con esso. Quando l’architettura gotica creò lo spazio per finestre più
ampie, l’abbondanza della luce che attraverso di esse entrava nella
chiesa rese possibile che si colorassero lastre di vetro. Allora si
studiò una tecnica di pittura su vetro più resistente e si cominciò
a fonderlo insieme al colore, ottenendo così un dipinto luminoso e
resistente, capace di mitigare e colorare la luce all’interno della
Chiesa e di diffondervi un’atmosfera di magica sospensione. Le
finestre e i grandi rosoni erano per lo più divisi in pannelli,
medaglioni, sfere, losanghe, quadrati… che raffiguravano scene
dell’Antico e del Nuovo Testamento, allegorie…
Sulle finestre
della cattedrale di Chartres compaiono, ad esempio, le scene della
vita di Sant’Eustachio . Ed è proprio a Chartres che quest’arte
raggiunse la sua perfezione. Da Chartres poi essa passò in
Inghilterrra.
05/06/10
rosalia de vecchi dai suoi Quaderni di storia e d’arte per la
scuola.