Milano
21 marzo 1931 - Milano 1 novembre 2009
A lei, che già
fanciulla faceva dire a Pier Paolo Pasolini: “Ché di fonti per la
bambina Merini non si può certo parlare: e di fronte alla
spiegazione di questa precocità, di questa mostruosa intuizione di
una influenza letteraria perfettamente congeniale, ci dichiariamo
disarmati.”, e che, respinta in Italiano, non poté frequentare il
liceo Manzoni, dovendosi iscrivere ad una scuola professionale,
“Qualcuno di lei più in alto” aveva profuso “il dono della
poesia”, dono del quale Alda Merini, ormai ritenuta tra le più
significative ed importanti della letteratura italiana, e non solo,
degna di poter accedere al premio Nobel, seppe fare offerta di valore
prezioso a noi che leggiamo, amiamo e meditiamo i suoi versi, i
quali, come le opere dei “grandi”, scaturiscono dalle sorgenti
misteriose del mondo della poesia, mondo nel quale il “divino” ha
impresso i suoi pensieri di Verità.
E’ al Poeta che è dato l’alto
compito di fare da tramite tra le sorgenti del Vero e l’uomo, e il
sorriso ridente e “innocente” come quello d’un bambino, che si
poteva leggere negli occhi di Alda Merini fino alla fine dei suoi
giorni, ci testimonia, come anche la bellezza seducente di ogni suo verso,
che Lei è stata un’ eletta.
Ha forse dovuto accettare il dolore –
il dolore va accettato, diceva- e i periodi di “follia” alternati
a stati di normale coscienza, perché le vie di accesso alle sorgenti
dell’arte rimanessero sempre aperte durante tutta la sua vita?
Non
un verso, nelle sue tante opere, che sia privo di bellezza formale e,
nel contempo, di contenuto elevato; non una parola che non arrivi al
cuore di chi legge o ascolta le sue poesie.
Lei e la sua poesia hanno vissuto come Francesco, di cui Alda diceva: “Sono un guerriero / che corre senza cavallo, / coi miei piedi sudati e stanchi /verso il traguardo di Dio.”.
Lei e la sua poesia hanno vissuto come Francesco, di cui Alda diceva: “Sono un guerriero / che corre senza cavallo, / coi miei piedi sudati e stanchi /verso il traguardo di Dio.”.
“Se tutto un infinito
Ha potuto raccogliersi in un corpo
Come da un corpo
Di sprigionare non si può l’immenso?”
Ed ora che dal suo corpo, che raccoglieva in sé l’infinito, sprigiona l’immenso, Alda ci lascia la sua eredità spirituale:
“Bambino,
se trovi l’aquilone della tua fantasia
legalo con l’intelligenza
del cuore.
Vedrai sorgere giardini incantati
e tua madre
diventerà una pianta
che ti coprirà con le sue foglie.
Fa
delle tue mani due bianche colombe
che portino la pace ovunque
e
l’ordine delle cose.
Ma prima di imparare a scrivere
guardati
nell’acqua del sentimento.”
Con amore e immensa gratitudine .
© lia de vecchi
© lia de vecchi
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