martedì 27 luglio 2010
Sulle conoscenze della Terra nel Medioevo...
Durante
il Medioevo, mentre da una parte era largamente diffusa la tendenza a
mescolare spiegazioni magiche e fantastiche con dettagliate
descrizioni naturalistiche, come ad esempio a voler attribuire ai
minerali qualità e poteri "magici" in base ai quali un
opale avvolto in una foglia di alloro si credeva rendesse invisibile
chi lo portasse o un'ametista proteggesse dalle infezioni e un
diamante rendesse invincibile; dall'altra, uomini mossi da grande
curiosità si avventuravano per le terre d'Europa e anche d'Oriente e
andavano acquisendo cognizioni geografiche, sulle quali cominciò a
fondarsi un primo nucleo di studi sulla Terra, sia pur, all'inizio,
ancor connesso con forme di pregiudizio e di miracolo.
Lo
storico gallese Gilardo
Cambrensis,
detto Gilardo
il Gallese,
che viaggiò molto e che conobbe molte lingue, girò il Galles e fu
anche accompagnatore del principe Giovanni in Irlanda, dove visse un
paio d'anni. Egli trasse da queste sue esperienze materia per i suoi
quattro libri, dove descrisse in modo assai vivo ed efficace, non
privo di una certa divertente inclinazione a evidenziare gli aspetti
più curiosi ed indiscreti, luoghi persone e costumi. Egli, che aveva
predicato le crociate, che era stato cappellano del
re Enrico
II d'Inghilterra,
che si era recato più di una volta a Roma e che era stato testimone
oculare della presenza del velo della Veronica, egli che coltivava il
sogno che le sue opere lo avrebbero reso immortale, fu anche quello
che volle registrare l'altezza delle maree in Irlanda e uno dei tanti
che alla sua epoca compì il pellegrinaggio in Oriente, viaggio in
Oriente che per tutti coloro che lo compivano venivano compilate
mappe e fissati itinerari, cosa dalla quale la Geografia cominciava a
trarre buoni profitti!
I
suoi quattro libri sulle terre d’Irlanda e del Galles (Topographia
Hibernica del 1188, Topografia dell'Irlanda; Expugnatio Hibernica,
Conquista dell'Irlanda; Itinerarium Cambriae del 1191,Viaggio nel
Galles; Descriptio Cambriae del 1194, Descrizione del Galles) sono
utilissime testimonianze del grado di conoscenze geografiche dell’
epoca, anche con particolare riguardo agli aspetti cartografici
topografici, sebbene rivestano interesse anche altre opere del
chierico gallese, quali quelle sulla Chiesa, in cui egli cura anche
l’aspetto storico e le biografia compresa la propria!
Sigurd
Jorsalfar,
detto il
Crociato,
re di Norvegia, dell'isola di Man e delle Orcadi, dal
1103
al 1130,
partito
con sessanta navi per partecipare alla Crociata, fece vela verso la
Palestina via Inghilterra Spagna e Sicilia, dove visitò re Ruggero
II nel suo castello di Palermo. A Gerusalemme fu accolto da re
Baldovino I con grande calore; i due cavalcarono insieme fino al
Giordano, dove Sigmund si fece battezzare. Durante il viaggio di
ritorno via terra, durato pare tre anni, con gli uomini rimasti, il
re norvegese attraversò molte terre: i Balcani, l’Ungheria, la
Germania, la Danimarca.
Di
lui, la storiografia tramanda un giudizio molto lusinghiero, infatti
è detto che sotto questo re crociato la Norvegia si espanse,
prosperò in ricchezze e assurse ad un egregio ruolo internazionale.
Gli storici sono concordi nell’attribuire al periodo del suo regno
il nome di Età d’oro della sua storia medievale. E certo. Egli è
chiaro esempio di uomo medievale aperto agli studi e alle conoscenze
esplorative.
Nel
1270 il navigatore genovese Lanzarotte
Malocello,
riscoprì le isole Canarie e infatti una di esse ne porta il nome,
isole che gli antichi conoscevano ma che erano state dimenticate.
Sembra che Lanzarotte fosse in viaggio per rintracciare i Vivaldi e
che in quella occasione sia approdato nell’isola, dove rimase molti
anni. Ed altri ancora prima dei fratelli Polo.
Marco fu il primo a darci una descrizione dell'Asia, una prima
impressione sul Giappone, notizie su Pechino, Giava, Sumatra, Siam...
, Madagascar, Abissinia...contribuendo non poco alla formazione di
quelle nuove teorie geografiche in base alle quali Colombo si
convinse della validità di una via occidentale per il raggiungimento
dell'Oriente.
Con
l'intensificarsi dei commerci e dei viaggi la scienza cartografica
riguadagnò i livelli di precisione raggiunti nell'epoca augustea e
si cominciarono a preparare i portolani,
le guide cioè, dotate di mappe, itinerari e descrizioni dei vari
porti. Pisani e Genovesi ne prepararono di molto precisi, di alto
livello.
Ed
anche per quanto riguarda le conoscenze zoologiche e botaniche si va
lentamente emergendo dalla leggenda e abbandonando l'influsso di
Plinio, per creare invece una scienza degli animali e delle piante.
Non più dunque mosche che si generano dalla polvere e dalla
putrefazione, né unicorni feroci da catturare, facendo sedere una
vergine in un campo così che l'animale le si avvicini per riposarle
in grembo, rendendosi quindi mite e facile preda...
Ecco
allora che nello spirito nuovo dei tempi, spirito che va evolvendosi
verso forme nuove di osservazione della Terra e dei suoi "abitanti",
nasce l'opera che può a ragione ben considerarsi la più
strettamente scientifica della biologia medievale, un'opera
straordinaria soprattutto considerando l'epoca in cui apparve: il De
arte venandi cum avibus di Federico II:
un trattato di 589 pagine sull'arte di cacciare con gli ucccelli. Un
trattato di ornitologia concepito in anticipo secondo il metodo
scientifico moderno e dunque basato sull’osservazione diretta degli
uccelli, un trattato che rimase inedito per ben sette secoli in
Italia!
Federico II,
appassionato falconiere e curioso di animali oltre che conoscitore di
scienze naturali quali apprese dagli scienziati arabi della corte del
nonno Ruggero a Palermo, si rivela un vero "scienziato moderno",
che descrive l'anatomia degli uccelli e illustra la propria opera con
un centinaio di disegni.
Non
più ululati di uccelli notturni interpretati come messaggi di morte,
ma avvoltoi e altri rapaci che osservano gli uomini dall'alto delle
rocce che abitano, o dalle cime degli alberi, e che si orientano solo
"a vista" nella ricerca del cibo; non rane gracidanti negli
stagni dopo esser piovute dal cielo ma anatre che preferiscono andare
"in pastura"durante la stagione umida da settembre a
novembre; non uccelli migratori che si rintanano sotto terra ma gru
provenienti dal Nord in autunno, osservate dalla foce dell'Ofanto o
dalle torri del castello...
© lia de vecchi
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