Nacque
a Vienna il 14 ottobre del 1797. Fu una delle prime donne
esploratrici.
Fin
da bambina ebbe un grande desiderio di vedere il mondo e sognava di
viaggiare. Leggeva, leggeva…. e giocava con i suoi cinque fratelli
i giochi scatenati dei maschi, vestendo anche lei abiti maschili,
perché suo padre l’amava e la trattava nello stesso modo in
cui trattava i suoi fratelli. A soli nove anni dovette affrontare il
grande dolore della morte prematura del padre. A diciassette la madre
la convinse ad assumere abitudini femminili e volle curare la sua
educazione, facendole dare lezioni di pianoforte; nacque un amore tra
lei ed il suo maestro, ma la madre impedì il loro matrimonio cui era
contraria; invece a ventidue anni la indusse a fare un matrimonio di
convenienza con un vedovo di vari anni più vecchio di lei, dal quale
ebbe due figli e dal quale in seguito si separò. Funzionario dello
Stato, l’uomo che Ida aveva sposato, ad un dato momento, perse il
posto e lei dovette dare lezioni di pianoforte e di disegno per poter
contribuire al mantenimento della famiglia e alle spese di casa; nel
frattempo i suoi fratelli si prendevano cura dei suoi figli e
provvedevano alle spese scolastiche. Ma quando i figli furono
cresciuti e quando in seguito alla morte della madre poté disporre
di una discreta somma di denaro, che aveva ricevuta come eredità
materna, Ida cominciò a viaggiare per il mondo, realizzando
finalmente i suoi “antichi” desideri. Studiò le lingue, le mappe
geografiche, si informò sulla natura delle piante e sul modo di
conservarle….
Intraprese
cinque lunghi viaggi, dimostrando grande coraggio e resistenza
alle fatiche… osservò ogni cosa, condivise momenti di vita con gli
indigeni che incontrava nelle varie terre visitate e si muoveva da un
luogo all’altro con gli stessi loro mezzi di trasporto. Decise di
dare inizio al suo primo “giro del mondo” dalla Terra Santa, e
dato che lei stessa si rendeva conto dell’ “ardimento”
dell’impresa, lasciò, prima di partire, le sue volontà
testamentarie.
Ida
ha viaggiato lungo il Danubio fino al Mar Nero, fino a
Costantinopoli, in Palestina, a Gerusalemme, in Egitto, dove ha
visitato le Piramidi di Giza e la Sfinge e dove ha imparato a
cavalcare un dromedario; poi in Italia e in altri paesi europei come
l’Islanda della quale si lamentava per la gente grezza ed il cibo
fatto essenzialmente di polenta e di pesce e dalla quale, però, ha
portato campioni di piante e rocce che pare abbia poi venduto a dei
musei.
Nel
1846 si recò in Brasile, di cui tanto aveva sentito decantare le
bellezze e dove invece trovò povertà e guerre civili; volle
anche recarsi nella foresta pluviale per conoscere le condizioni di
vita degli indigeni, ma mentre la foresta pluviale le parve
molto bella, gli indigeni , cedendo anche ai pregiudizi del suo
tempo, le parvero troppo primitivi. E dal Brasile proseguì verso il
Cile e d altri paesi sudamericani.
Poi
si volse verso Oriente: Tahiti, la Cina, l’India, la Persia, la
Grecia. A Tahiti fu colpita dalla libertà del comportamento sessuale
delle donne, a Canton fu ricevuta dal biologo Louis Agassiz che
lavorava ad una spedizione scientifica. Di questi paesi, l’India la
sentì più a lei congeniale. In Iraq, allora Mesopotamia, viaggiò
per trecento miglia nel deserto insieme ad una carovana di cammelli.
Quando incontrò il console britannico, lo stupì, perché egli non
si sarebbe mai aspettato di vedere in quei luoghi viaggiare una donna
da sola. Spesso Ida indossava abiti maschili e, mescolata tra
la folla, se ne andava in giro ad osservare il comportamento delle
popolazioni. Ma, se da una parte Ida dimostrava grande coraggio ed
intraprendenza, ponendosi anche in una posizione emancipata di
“pionierismo femminile” nel campo delle esplorazioni geografiche,
dall’altra talora, ma solo talora, si manifestava ancora legata ai
pregiudizi di stampo occidentale quando esprimeva impressioni
negative sulle genti che incontrava, come se, abile nel saper
organizzare percorsi ed itinerari persino arditi, fosse ancora
impacciata nei pensieri e nelle intuizioni su suoi simili di altre
latitudini, anche se, bisogna riconoscere che sarebbe difficile a
chiunque ancora oggi giudicare un segno di emancipazione il
rituale dei cacciatori di testa o dei cannibali! Eppure proprio sui
cacciatori di teste, la tribù dei Dyak, Ida esprime un giudizio
positivo, dichiarando che, malgrado il brivido provato al loro
cospetto, avrebbe voluto restare più a lungo con loro, per
conoscerli meglio e che erano di fatto uomini leali ed onesti. Poi
aggiunge anche una riflessione sugli Europei chiedendosi: forse che
noi Europei siamo più buoni e meno cattivi con la nostra storia di
tradimenti ed orrendi omicidi? Ciò è riferito ad una tappa del suo
secondo viaggio intorno al mondo, che la portò in Inghilterra, a
Londra e poi in Sud Africa, a Città del Capo e a Singapore nel
Borneo, dove, appunto, nonostante gli avvertimenti, volle visitare la
tribù Dyak, nota per la pratica del rituale di caccia alle teste. Ma
il pericolo più grande che Ida dovette affrontare nel suo passare da
tribù in tribù fu quando a Sumatra, tra i cannibali Batak rischiò
il taglio della testa e di questo momento racconta di essersela
cavata con la battuta: “la mia testa è troppo vecchia e dura per
essere mangiata”, cosa che sembra abbia fatto colpo sul vecchio
saggio della tribù, che, divertito della battuta, la volle
lasciar libera. Ida fu la prima donna ad essersi inoltrata nella
giungla, la prima ad aver avvicinato i Batak e ad averne dato
notizie. Australia e poi America settentrionale e di nuovo
altre terre dell’America meridionale… tanti luoghi…
l’Europa con la Russia e i paesi scandinavi…. Ida si recò si può
dire dappertutto! In Madagascar fu ricevuta cordialmente dalla regina
Ranavalona, ma fu poi coinvolta involontariamente nel tentativo
di colpo di stato nei suoi confronti ed espulsa con gli altri
Europei, ma fu in Madagascar che Ida contrasse la malattia che poco
dopo doveva portarla alla morte: morì a Vienna nel 1858.
Raccontò
le esperienze vissute nei suoi lunghi viaggi attraverso il mondo in
13 volumi di diari, tradotti in sette lingue. Ogni notte scriveva a
matita il resoconto della giornata trascorsa. Il suo diario venne
pubblicato in Austria nel 1846; in Inghilterra nel 1852.
Scrisse anche sui suoi viaggi in Islanda Svezia e Norvegia ed ottenne
una vasta popolarità. Fu membro della Società Geografica di Berlino
e di quella di Parigi, ma non della Reale Società di Londra a
cagione del suo sesso!
© rosalia
de vecchi
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