Gabrielle Émilie du Châtelet , ritenuta “ uno dei più grandi ingegni al femminile non solo del XVIII secolo ma anche di ogni tempo”, fu una matematica, una fisica, una scrittrice e una traduttrice francese vissuta a cavallo tra gli anni dell’assolutismo di re Louis XIV e l’inizio dell’epoca dei lumi; tradusse le opere di Newton e di Leibniz, contribuendo alla diffusione e alla conoscenza delle loro teorie e lei stessa portò avanti ricerche nel campo matematico-scientifico e dimostrò che l’energia di un corpo in movimento è proporzionale alla sua massa e al quadrato della velocità, quando fino ad allora si era pensato che fosse direttamente proporzionale alla velocità. Fu amata da Voltaire, il quale, poco dopo la sua morte, avvenuta nel 1749, scrisse ad un’amica comune: “Je n'ai pas perdu une maîtresse mais la moitié de moi-même. Un esprit pour le quel le mien semblait avoir été fait. (non ho perduto un'amante ma la metà di me stesso. Un'anima per la quale la mia sembrava fatta).
Gabrielle Émilie Le Tonnelier de
Breteuil, marchesa du Châtelet nasce a Parigi il 17 dicembre
1706 da una famiglia
di alto lignaggio: il padre svolge incarichi
molto importanti presso la corte dello stesso Re Luigi XIV. I quadri che
rappresentano membri della famiglia, con i loro palazzi e giardini lussuosi, ne
sono una testimonianza. Gabrielle, dunque, fin da piccola vive in una
situazione di privilegio, che le consente di ricevere un’educazione molto
approfondita sia nel campo delle conoscenze letterarie e linguistiche che in
quello matematico-scientifico, cosa questa, a quel tempo, assai rara per le
fanciulle, persino quelle appartenenti agli strati privilegiati. Infatti, proprio
durante il regno di Luigi XIV viene fondata la prima scuola statale per
ragazze, l’Institut de Saint-Cyr, destinato a preparare le future mogli della
nobiltà , ma non è previsto lo studio
della fisica o delle scienze naturali, poiché in generale alle donne non
vengono riconosciute capacità per affrontare studi scientifici. Mentre si
dedica con serietà e approfondimento ai suoi studi, Gabrielle, fin dall’età di
sedici anni, frequenta la vita di corte con le sue mondanità e le sue
frivolezze e presto si manifesta versata anche alla musica, alla danza e al
teatro, arti alle quali si dedica con interesse e gusto raffinato. Continuerà a
coltivare lo studio durante tutta la sua breve vita anche attraverso il
confronto con uomini di genio nel campo scientifico, quali Clairaut, Eulero,
König, Réaumur., Bernoulli,
Buffon..... A 19 anni sposa il marchese Claude
du Châtelet, da cui ha tre figli. Un
matrimonio come tanti a quei tempi non d’amore ma di censo, nonostante il quale
Gabrielle vive con libertà le sue relazioni sentimentali, tra cui quella con il
duca di Richelieu. Ma il legame più importante è quello con Voltaire. Con lui,
che, nel frattempo, a causa dei suoi ultimi scritti dalle ormai manifeste,
persino alla corte, idee politiche, era stato condannato all’arresto, Gabrielle
si trasferisce nel suo castello di Cirey, nella Champagne. Qui, accoglie
Voltaire, inizialmente, come ospite pagante suo e del marito e dopo poco è
proprio il filosofo che fa restaurare a proprie spese il castello, che risale
al XIII secolo ed è ormai in rovina. Qui Gabrielle e François-Marie, che pur
vivono in appartamenti separati, cominciano gli anni più felici della loro vita.
Nell’isolamento e la pace del luogo, essi studiano, scrivono, ricevono ospiti….
Da un appartamento all’altro si stende un ampio salone adibito a laboratorio di
fisica e di chimica con fornaci, telescopi, prismi, bilance… Nel castello vien
fatto costruire un teatro, perché a Voltaire piace recitare, soprattutto nelle
sue tragedie, e Gabrielle, lui dice, è un’attrice eccellente, che possiede
anche una “voix divine”, per cui spesso si cantano opere e si danno spettacoli
di burattini e di lanterna magica allietati dalla verve comica dei commenti
dello stesso filosofo. Ma François-Marie è vanitoso prodigo permaloso, Gabrielle
talora avara arrogante e persino crudele e i due spesso litigano, ma sono
nuvole passeggere. Lui le dedica più di cento poesie d’amore e le regala gioielli,
tra cui un anello con inciso il proprio ritratto; lei dice di non potergli
stare lontana due ore senza soffrirne. Stupisce forse che il loro amore non
venga tenuto nascosto, anzi viene messo
in mostra, ma questa è un’epoca in cui alle classi privilegiate, i cui
matrimoni avvengono per motivi di convenienza, viene riconosciuta la libertà
delle proprie esperienze amorose, che vengono tollerate quali eventi “normali”.
Anzi, la coppia, che per le qualità intellettuali di ciascuno, gode grande fama
e popolarità, accoglie nella propria dimora, peraltro corredata da una
biblioteca eccezionale di ben 21.000 titoli, un numero da università a quel
tempo, numerosi ospiti. Lei è profondamente attratta dallo studio scientifico e
fa pressione affinché anche lui si dedichi di più agli studi scientifici.
Approfondisce la matematica e la fisica e per questo prende lezioni da Maupertuis, suscitando forse la gelosia di
Voltaire che disputa con lui a Berlino. Lei legge i classici latini, il Tasso,
i filosofi inglesi Locke e Newton,
discute in italiano con Algarotti, suo ospite. Scrive il suo famoso ed
originale Traité de la bonheur, dove analizza le basi della felicità, rintracciandole nella
salute, nell’’amore, nella virtù, in una ragionevole intemperanza e nella
ricerca del sapere. Vi afferma che “di tutte le passioni, è l’amore del sapere
che più contribuisce alla felicità poiché è quella che meno ci fa dipendere
dagli altri.” Nondimeno, vi definisce l’amore come “la più grande di tutte le
buone cose che siano alla nostra portata,la sola alla quale si dovrebbe sacrificare persino il piacere dello studio.
L’ideale sarebbe che due persone fossero attratte l’una dall’altra al punto che
la loro passione non si raffreddasse mai e mai si saziasse. Ma una così
perfetta armonia tra due esseri è insperabile. Di cuori capaci di un tal amore,
di anime così tenaci e così affettuose ne nascono sì e no una ogni secolo.”. Pubblica
nel 1737 gli Elements de la philosophie de Newton, con la prefazione di
Voltaire , allo scopo di far pervenire ad un pubblico più vasto, ed anche meno
informato nel campo delle conoscenze scientifiche, l’opera dello scienziato
inglese e tre anni dopo pubblica le
Institutions de phisique che fanno di lei la divulgatrice del pensiero
di Leibniz in Francia. Scrive la Dissertation
sur la nature et la propagation du feu, uno scritto polemico nei confronti
delle proteste a lei dirette dal De Mairan, che rifiuta le sue critiche alla
propria opera. Traduce in francese, dal latino, i Principia
di Newton e vi aggiunge un commentario dove espone la soluzione di problemi
connessi con l’attrazione newtoniana. La traduzione, che fu pubblicata anni dopo la sua morte, è tuttora l’unica
traduzione in francese dell’opera di Newton ed è per questa traduzione che
Voltaire afferma: "si sono avuti
due prodigi: uno che Newton abbia scritto tale opera e l’altro che una donna
l’abbia tradotta e l’abbia spiegata". Scrive “Exposition abrégée du
systém du monde, che Voltaire giudica superiore ai propri Eléments de la
philosophie de Newton. Tra i suoi
numerosi scritti, dei quali anche altri saranno pubblicati dopo la sua morte,
vi sono: il saggio sull’ottica, intitolato De la formation des coleurs, la Réponse à une lettre diffamatoire de l’abbé Desfontaines, alcuni
capitoli di una Grammaire raisonnée.
Trascorso un decennio, di cui lei stessa dice: “ Fui felice per dieci anni nell’amore
di uno che aveva conquistato l’anima
mia….Quando l’età e la malattia ebbero scemato il suo affetto, passò molto
tempo prima che me accorgessi…..Ho perduto questa felicità…”, Émilie e François- Marie si
allontanano l’uno dall’altra . Nel 1746 Émilie
incontra il poeta Saint Lambert, di dieci anni più giovane di lei, dal
quale si sente fortemente attratta, malgrado la superficialità dei sentimenti
di lui nei propri confronti. Una gravidanza in un’età per i suoi tempi
rischiosa si conclude con la
tragica della figlioletta appena
nata e sei giorni dopo della sua morte a soli 43 anni. Voltaire è a Lunéville, al suo capezzale. E’ il 1749.
Emilie di Chatelet, una donna
dalla cultura poliedrica, non fu risparmiata anche lei da critiche e pregiudizi in quanto donna. Lei
stessa, nel famoso Traité de la bonheur ( Discorso sulla felicità), mette in
evidenza la disparità dei sessi: la maggiore libertà concessa agli uomini e le
possibilità negate alle donne. Si era già alle soglie del secolo dei lumi, Gabrielle Émilie volle e poté esercitare
la propria libertà, ma, paradossalmente, intorno a sé sussistevano i pregiudizi
sul sesso femminile di sempre.
Manoscritti autografi, dipinti,
costumi, oggetti preziosi e strumenti scientifici,forniscono materiale di
esposizioni che vogliono ricordare questa geniale scienziata dell’Illuminismo,
ma anche donna coraggiosa e indipendente. La bibliografia su di lei annovera
vari autori francesi italiani inglesi. Oggi esiste un Institut Émilie du Châtelet per lo sviluppo e
la diffusione delle ricerche sulle donne.
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