Voltaire disse di lei:
“ è
certamente nata per incoraggiare le arti e per il bene della razza umana…..E’
un’amabile filosofa seduta su un trono.” .
Una moglie, che un re amò “teneramente”, pur
assecondando i costumi dei regnanti, i
quali non seppero o non vollero mai
rinunciare, per piacere o per prestigio, o per l’uno e l’altro insieme,
alla compagnia di avvenenti amanti. Una moglie della quale il re, suo sposo,
non smise mai di rispettare e onorare l’intelligenza, l’eccelsa cultura, la
passione per le arti, il raffinato mecenatismo e le pronunciate capacità di
governo, a tal punto che durante le sue assenze, la lasciava arbitra delle
scelte e delle decisioni della politica
del suo regno, sia pur coadiuvata in quest’arte difficile dal fidato Walpole. Una
donna destinata a regnare e perciò educata fin dalla più tenera età nei salotti
più raffinati del suo tempo, e più celebri per
l’eccelso valore dei suoi frequentatori. Questa donna, Wilhelmina
Charlotte Caroline, regina di Gran Bretagna, fu moglie di Giorgio II. d’Inghilterra.
Nata in Hannover il 1 marzo del 1683, Carolina di Brandenburgo - Ansbach era figlia
del margravio Federico del Brandeburgo e della
Principessa Eleonora Erdmute Luisa di Sassonia-Eisenach, seconda
moglie del padre. Rimasta orfana ancor piccola, si trasferì alla corte di
Charlottenburg, dalla nonna Sofia Carlotta, sorella di Giorgio I e prima regina
di Prussia, crebbe tra filosofi e teologi protestanti, conobbe il grande Leibniz
e lei stessa s’interessò e disputò di filosofia, assurgendo a posizioni di spregiudicato
liberalismo e di “scandalosa”tolleranza religiosa.
Non
esitò a rifiutare la richiesta di matrimonio dell’Imperatore del sacro Romano
Impero, di quel Carlo VI, sposando il quale sarebbe diventata regina della
Cattolica Spagna: a lei, infatti, non interessavano né il regno di Spagna né
tanto meno il Cattolicesimo. Incontrò in quello stesso periodo Giorgio Augusto,
il giovane Principe Elettore dell’Hannover, il “piccolo rubicondo”, come lo
dice Thackeray nel suo“The Four Georges”, che divenne poi re Giorgio II. I due
principi si sposarono nel 1705.
Alla corte inglese, Carolina, dall’aspetto
massiccio e senza grazia ma aperta e cordiale, di raffinatissimo gusto
letterario e musicale e di appassionato interesse filosofico scientifico, intelligente
e colta, amante del potere e straordinariamente capace nell’arte del buon governo,
in breve tempo si conquistò le simpatie di tutti, dell’aristocrazia e del
popolo. Trasformò la corte in un salotto
culturale, cui ebbero accesso spiriti eminenti quali: Newton, Bwerkeley, Pope,
Chesterfield, Handel…. Fu lei che non
abbandonò mai il grande Handel,
sostenendolo quando il re e il pubblico
lo abbandonavano, incoraggiò la vaccinazione, salvò dalla miseria una figlia di
Milton…. finanziò e protesse i talenti giovanili, si preoccupò di assicurare libertà religiosa
anche ai giacobiti scozzesi, si dichiarò
favorevole al finanziamento di stato della chiesa per assicurare moralità e
tranquillità all’Inghilterra.
Carolina
amata e rispettata da tutti divenne una delle donne più influenti e
potenti: re Giorgio la nominò Guardian
of the Kingdom of Great Britain, titolo che di fatto la faceva reggente del
trono tutte le volte che il re era assente.
Madre di numerosa
prole e sposa fedele, Carolina morì nel
1737 ancora giovane a causa di un’ernia;
il suo spiccato senso dell’umorismo si rivelò
anche in punto di morte, quando, dopo aver raccomandato al marito di
risposarsi, alla sua risposta:“ No, avrò delle amanti.” , si dice che lei abbia
esclamato: ”Oh! Ma questo non te lo impedisce!”.
Si dice anche che
Giorgio abbia pianto molto la sua regina e sul suo conto abbia pronunciato
lusinghieri e sinceri giudizi. Egli
volle che alla sua morte le sue spoglie fossero disposte nella stessa bara della moglie, nell’Abbazia di Westminster.
© rosalia
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