Sigurd e
baldovino attraversano il Giordano di Gerhard Munthe
Durante il
Medioevo, mentre da una parte era largamente diffusa la tendenza a mescolare
spiegazioni magiche e fantastiche con dettagliate descrizioni naturalistiche,
come ad esempio a voler attribuire ai minerali qualità e poteri
"magici" in base ai quali un opale avvolto in una foglia di alloro si
credeva rendesse invisibile chi lo portasse o un'ametista proteggesse dalle
infezioni e un diamante rendesse invincibile, dall'altra, uomini mossi da
grande curiosità si avventuravano per le terre d'Europa e anche d'Oriente e
questi andavano acquisendo cognizioni geografiche, sulle quali cominciò a
fondarsi un primo nucleo di studi sulla Terra, sia pur, all'inizio, ancor
connesso con forme di pregiudizio e di miracolo.
Lo storico
gallese Gilardo Cambrensis, detto Gilardo il Gallese, che viaggiò
molto e che conobbe molte lingue, girò il Galles e fu anche accompagnatore del
principe Giovanni in Irlanda, dove visse un paio d'anni. Egli trasse da queste
sue esperienze materia per i suoi quattro libri, dove descrisse in modo assai
vivo ed efficace, non privo di una certa divertente inclinazione a evidenziare
gli aspetti più curiosi ed indiscreti, luoghi persone e costumi. Egli, che
aveva predicato le crociate, che era stato cappellano del re Enrico II d'Inghilterra, che si era recato più di una volta a Roma e che era stato
testimone oculare della presenza del velo della Veronica, egli che coltivava il
sogno che le sue opere lo avrebbero reso immortale, fu anche quello che volle
registrare l'altezza delle maree in Irlanda e uno dei tanti che alla sua epoca
compì il pellegrinaggio in Oriente, viaggio in Oriente che per tutti coloro che
lo compivano venivano compilate mappe e fissati itinerari, cosa dalla quale la
Geografia cominciava a trarre buoni profitti!I suoi quattro libri sulle terre d’Irlanda e del Galles (Topographia Hibernica del 1188, Topografia dell'Irlanda; Expugnatio Hibernica, Conquista dell'Irlanda; Itinerarium Cambriae del 1191,Viaggio nel Galles; Descriptio Cambriae del 1194, Descrizione del Galles) sono utilissime testimonianze del grado di conoscenze geografiche dell’ epoca, anche con particolare riguardo agli aspetti cartografici topografici, sebbene rivestano interesse anche altre opere del chierico gallese, quali quelle sulla Chiesa, in cui egli cura anche l’aspetto storico e le biografia compresa la propria!
Sigurd
Jorsalfar, detto il Crociato, re di
Norvegia, dell'isola di Man e delle Orcadi, dal 1103 al 1130, partito con sessanta navi per partecipare alla Crociata, fece
vela verso la Palestina via Inghilterra Spagna e Sicilia, dove visitò re
Ruggero II nel suo castello di Palermo. A Gerusalemme fu accolto da re
Baldovino I con grande calore; i due cavalcarono insieme fino al Giordano, dove
Sigmund si fece battezzare. Durante il viaggio di ritorno via terra, durato pare
tre anni, con gli uomini rimasti, il re norvegese attraversò molte terre: i
Balcani, l’Ungheria, la Germania, la Danimarca.
Di lui, la
storiografia tramanda un giudizio molto lusinghiero, infatti è detto che sotto
questo re crociato la Norvegia si espanse, prosperò in ricchezze e assurse ad
un egregio ruolo internazionale. Gli storici sono concordi nell’attribuire al
periodo del suo regno il nome di Età d’oro della sua storia medievale. E certo.
Egli è chiaro esempio di uomo medievale aperto agli studi e alle conoscenze
esplorative.
Nel 1270 il navigatore genovese Lanzarotte Malocello, riscoprì le isole Canarie e infatti una di esse ne porta il nome, isole che gli antichi conoscevano ma che erano state dimenticate. Sembra che Lanzarotte fosse in viaggio per rintracciare i Vivaldi e che in quella occasione sia approdato nell’isola, dove rimase molti anni. Ed altri ancora prima dei fratelli Polo. Marco fu il primo a darci una descrizione dell'Asia, una prima impressione sul Giappone, notizie su Pechino, Giava, Sumatra, Siam... , Madagascar, Abissinia...contribuendo non poco alla formazione di quelle nuove teorie geografiche in base alle quali Colombo si convinse della validità di una via occidentale per il raggiungimento dell'Oriente.
Con
l'intensificarsi dei commerci e dei viaggi la scienza cartografica riguadagnò i
livelli di precisione raggiunti nell'epoca augustea e si cominciarono a
preparare i portolani, le guide cioè, dotate di mappe,
itinerari e descrizioni dei vari porti. Pisani e Genovesi ne prepararono di
molto precisi, di alto livello.
Ed anche
per quanto riguarda le conoscenze zoologiche e botaniche si va lentamente
emergendo dalla leggenda e abbandonando l'influsso di Plinio, per creare invece
una scienza degli animali e delle piante. Non più dunque mosche che si generano
dalla polvere e dalla putrefazione, né unicorni feroci da catturare, facendo
sedere una vergine in un campo così che l'animale le si avvicini per riposarle
in grembo, rendendosi quindi mite e facile preda...
Ecco allora
che nello spirito nuovo dei tempi, spirito che va evolvendosi verso forme nuove
di osservazione della Terra e dei suoi "abitanti", nasce l'opera che
può a ragione ben considerarsi la più strettamente scientifica della biologia
medievale, un'opera straordinaria soprattutto considerando l'epoca in cui
apparve: il De arte venandi cum avibus di Federico II: un trattato di
589 pagine sull'arte di cacciare con gli ucccelli. Un trattato di ornitologia concepito
in anticipo secondo il metodo scientifico moderno e dunque basato sull’osservazione
diretta degli uccelli, un trattato che rimase inedito per ben sette secoli in
Italia!
Federico
II, appassionato falconiere e curioso di animali oltre che conoscitore di
scienze naturali quali apprese dagli scienziati arabi della corte del nonno
Ruggero a Palermo, si rivela un vero "scienziato moderno", che
descrive l'anatomia degli uccelli e illustra la propria opera con un centinaio
di disegni.
Non più
ululati di uccelli notturni interpretati come messaggi di morte, ma avvoltoi e
altri rapaci che osservano gli uomini dall'alto delle rocce che abitano, o dalle
cime degli alberi, e che si orientano solo "a vista" nella ricerca
del cibo; non rane gracidanti negli stagni dopo esser piovute dal cielo ma
anatre che preferiscono andare "in pastura"durante la stagione umida
da settembre a novembre; non uccelli migratori che si rintanano sotto terra ma
gru provenienti dal Nord in autunno, osservate dalla foce dell'Ofanto o dalle
torri del castello...
© rosalia de vecchi
Nessun commento:
Posta un commento