venerdì 17 aprile 2015

Lucrezia Borgia



Nella Disputa di Santa Caterina d'Alessandria con i filosofi davanti all'Imperatore Massimino dell'Appartamento Borgia nel Palazzo Vaticano, Pinturicchio volle dare alla santa le sembianze di Lucrezia. Come si può vedere dall'immagine qui sopra, abbiamo una snella figura di donna dai lunghissimi capelli biondi, le cui mani dalle dita affusolate accompagnano con gesto garbato il discutere e le cui vesti eleganti e i raffinati accessori nulla hanno in comune con la semplicità e la castità dell'abbigliamnerto della santa, quale è ritratta in altri dipinti. Infatti, sebbene qualcuno metta in dubbio che si tratti di Lucrezia Borgia, questo suo ritratto corrisponde in pieno alle descrizioni letterarie: non straordinariamente bella, ma di discreta bellezza, dai capelli d'oro lunghissimi, che le pesavano fino al punto di provocarle delle emicranie, dall' "agile figura danzante"....."

Lei, che il cardinale spagnolo Rodrigo Borgia arcivescovo di Valencia, suo padre, destinato poi a divenire papa col nome di Alessandro VI, amò di più tra i suoi figli, mentre invece di essi ammirò e temette suo figlio Cesare, nacque a Subiaco il 18 aprile 1480. Sua madre fu Vannozza Cattanei, la mantovana contessa amante per molti anni di Rodrigo. La fanciulla Lucrezia fu educata in un convento. Passò poi alle cure di Adriana Mila, cugina del padre, e allacciò un rapporto di profonda amicizia, durato per tutta la sua vita, con sua nuora, Giulia Farnese, che alcuni dissero amante del padre. A parte l'illegitimità della sua nascita, Lucrezia, orgoglio del padre, poteva ritenersi possedere tutte le fortune e trascorse un' adolescenza gioiosa e felice.
Ma per le donne dei suoi tempi era naturale andare sposa molto giovane a chi scegliesse per loro il padre: Lucrezia, tredicenne, fu unita, per procura, in matrimonio al ventiseienne Giovanni Sforza, duca di Pesaro e nipote del potente duca di Milano Ludovico Sforza. La ragion di stato prevalse e Lucrezia fu condotta nella sua nuova casa di sposa a Pesaro, lontana dalle tenerezze degli affetti familiari e dall'eccitante e fastosa vita della corte romana. Ma non passò molto tempo che Lucrezia si ritrasferì a Roma, mentre Giovanni rimase a Pesaro. Alessandro VI chiese l'annullamento del matrimonio per impotenza dello sposo, il quale negò e lo accusò di rapporti incestuosi con la figlia. Lucrezia, frattanto, che da giovinetta spensierata era divenuta in brevissimo tempo, oggetto di un tal scandalo, si ritirò in convento. E, dopo varie pratiche e accertamenti, il matrimonio fu annullato, la dote restituita e si disse che l'annullamento fosse stato voluto da Alessandro per poter inviare Lucrezia a nozze più convenienti. Si disse anche che Alessandro volesse far eliminare Giovanni e che ne avesse ordinato l'uccisione, tanto che la stessa Lucrezia, essendone stata informata, abbia avvertito il marito e lo avesse aiutato a fuggire. Ma quale sia la verità, in quegli intricati anni, non ci stupisce che sia davvero difficile conoscerla, quando poi anche ai nostri tempi, esistono casi che sembrano destinati a rimanere insoluti per sempre! E chi, in questo braccio di ferro nell'ambito del potere, è più forte, vince e con lui forse talora anche la sua verità.
All'esperienza dolorosa del fallito matrimonio, per la giovane, seguì subito dopo un nuovo e più profondo dolore: la morte del fratello, il duca di Gandia, che si sospettò fosse stato fatto uccidere dagli Sforza per vendicarsi dell'onta subita, ma che si diceva anche fosse stato fatto uccidere da suo fratello Cesare per gelosia, perché amatissimo dal padre, e per avidità di potere.
Non sembra probabile, - secondo la versione dei più non ne esiste prova -, che Alessandro abbia ritenuto far rompere il vincolo matrimoniale tra Lucrezia e Giovanni per opportunistici scopi politici, ma sembra invece che il racconto di Lucrezia relativo ai suoi rapporti con il coniuge rispondesse a verità: quasi certamente le nozze non erano state consumate per la stessa troppo acerba età della sposa. Ad ogni modo, la figlia di un padre così potente non poteva restare senza un nuovo importante sposo e Alessandro di certo continuava a perseguire i suoi scopi politici, nel cui disegno la figlia doveva avere un ruolo di primaria importanza (amore paterno?.... sembra che questo fosse l'unico modo di concepirlo a quel tempo!) così Lucrezia sposò in seconde nozze: don Alfonso, duca di Bisceglie, nipote bastardo del re di Napoli, con il quale Alessandro voleva riconciliarsi. Questi era appena diciasettenne e sembra che Lucrezia se ne sia subito innamorata. Ora che lei ne aveva compiuti 18 poteva persino ritenersi esperta e idonea a fargli da guida. Ma, ahimé, il loro tenero giovanile amore aveva una scomodissima cornice: quella politica, che non lasciava scampo alle ripercussioni dei mutamenti di alleanze sugli affetti dei rampolli di famiglie potenti! Così, dopo che il fratello Cesare si fu recato in Francia per chiedere la mano di Carlotta d'Aragona, che era sotto la protezione del re Luigi XII, sperando, e con lui anche il padre AlessandroVI, di poter in questo modo assicurarsi la successione al regno di Napoli e dopo che Carlotta ebbe rifiutato questa offerta, i rapporti col Regno di Napoli s'incrinarono, mentre quelli con Luigi XII, acerrimo nemico del re di Napoli, s'intensificarono, poiché infatti Cesare sposò la francese nipote del re, Carlotta d'Albret, ricevendo anche il titolo di duca di Valentinois, da cui il soprannome di Duca Valentino. In cambio il re di Francia ricevette dal papa l'annullamento del suo precedente matrimonio e potè sposare la donna che amava. Da questa nuova alleanza derivò una sempre crescente presenza di emissari francesi alla corte romana e il giovane Alfonso, non riuscendo a tollerarla, fuggì a Napoli, lasciando Lucrezia nella disperazione. Per consolarla Alessandro la elesse reggente di Spoleto e qui la raggiunse Alfonso e, non molto tempo dopo i due giovani sposi furono ricondotti a Roma da Alessandro. Qui Lucrezia diede alla luce il piccolo Rodrigo. C'è chi dice che precedentemente da un rapporto sentimentale avuto durante le trattative dell'annullamento del suo precedente matrimonio, Lucrezia abbia avuto un figlio, ma l'attendibilità della fonte è ancora molto discussa.
Non valse, tuttavia, né la forza dell'amore che li aveva tenuti legati fino ad ora né la gioia di un figlio a rendere duraturo questo legame nuziale, poiché esso fu vinto e spezzato da un'altra forza: quella del disaccordo, dell'antipatia, del sospetto. In un clima di assenza di moralità e di sfrenatezza d'impulsi passionali, in cui tradimento e avidità di potere erano sovrani, non c'era posto per sentimenti d'affetto e di fedeltà e l'odio ebbe ragione dell'amore!
Così, nata e cresciuta fino a divenire abnorme, l'antipatia e con lei il sospetto e l'inimicizia tra i due cognati, la notte del 15 luglio del 1500 alcuni "bravi" assalirono Alfonso mentre usciva da San Pietro. Alfonso, malgrado le numerose ferite, riuscì a trascinarsi fino alla casa del cardinale di Santa Maria in Portico, dove, subito avvertita, convenne presto Lucrezia, che dicono sia dapprima svenuta a vederlo così ridotto, rinvenuta poi, lo assistette fino alla guarigione. Ma nell'animo di Alfonso restò la convinzione che il mandante della sua aggressione fosse Cesare ed un giorno che lo vide passeggiare non distante gli scoccò contro una freccia che, però, lo mancò. Questo suo gesto divenne il pretesto perché Cesare mandasse delle sue guardie a soffocarlo nei suoi appartamenti. Alessandro si lasciò convincere da Cesare e dopo un'affrettata sepoltura ad Alfonso, si mise a cercare di consolare l'inconsolabile Lucrezia. Da Nepi, dove si fu ritirata, questa firmava le sue lettere con "la infelicissima principessa" e però, nonostante il suo dolore, mantenne vivo per tutta la sua vita l'affetto fraterno nei confronti di Cesare, che di fatto non sembra abbia mai ritenuto responsabile della morte del suo amato sposo. Forse è perché Cesare, come suo padre Alessandro, l'amò con l'intensità degli Spagnoli, che s'insinuò il sospetto di rapporti incestuosi? Lucrezia sopportò pazientemente che uno scrivano napoletano la chiamasse "figlia, moglie e nuora del papa". La maggior parte degli studiosi che hanno approfondito la storia dell'epoca, afferma, senza ombra di dubbio, che queste furono calunnie belle e buone, calunnie crudeli, sulle quali peraltro si innestò la sua fama di donna fatale, di donna abile e senza scrupoli, degna componente della potente famiglia Borgia.
Qualche tempo dopo questi fatti dolorosi, Lucrezia sposò il suo terzo marito, Alfonso I, figlio del duca Ercole di Ferrara. Matrimonio indubbbiamente vantaggioso per Cesare, che si sentiva così più sicuro nelle sue conquiste, dato che avrebbe, in caso di eventuali attacchi alle spalle contro Bologna, avrebbe potuto contare su una copertura. Le iniziali esitazioni del duca Ercole e dello stesso Alfonso, cui era stata proposta la contessa di Angouleme, erano state presto fugate dalla cospicua dote di Lucrezia. Ma, nonostante la "cospicua dote", - ci si chiede - una delle più antiche famiglie regnanti d'Europa avrebbe accettato Lucrezia come moglie del futuro duca, se le voci sul suo conto fossero state corrispondenti al vero? Nè Ercole nè Alfonso conoscevano Lucrezia e, secondo la consuetudine dell'epoca, chiesero informazioni sul fisico ( aspetto e salute) e sulla moralità sull'educazione della giovane donna e così fu loro risposto dall'ambasciatore ferrarese: "....oltre a essere cortese, essa è pure modesta e discreta, e pratica devotamente la religione cristiana.... la sua bellezza è meravigliosa, ma più meravigliosa è la sua raffinatezza di maniere. Insomma il suo carattere è tale che non è possibile sospettare nulla di "sinistro" in lei....".
200 cavalleggeri armati di tutto punto e musici e buffoni furono la scorta organizzata da Cesare per la sorella che andava sposa ad Alfonso. E Alessandro, fiero ed orgoglioso, vi aggiunse 180 persone, tra cui 5 vescovi. 150 muli furono caricati del suo corredo, tra cui un vestito preziosissimo del valore di 15.000 ducati ed un cappello di 10.000 ducati e 200 corsetti dal prezzo ciascuno di 100 ducati. Lucrezia, dopo che ebbe salutata la madre, salì sul suo cavallino spagnolo tutto bardato con finimenti di cuoio ed oro, mentre il padre Alessandro, presentendo che non l'avrebbe mai più rivista, andava da una parte all'altra del corteo per assicurarsi che tutto fosse perfetto. Mai prima un simile corteo era stato visto partire da Roma o giungere a Ferrara, dove, dopo 27 giorni di viaggio, Lucrezia incontrò Ercole ed Alfonso che erano giunti accompagnati da un imponente corteo di nobili, professori universitari, 75 arcieri a cavallo, 80 fra trombettieri e pifferai, 14 carrozze di dame riccamente vestite appartenenti all'alta società.
Non apppena il corteo fu giunto al duomo, furono liberati i prigionieri politici, il popolo esultò e Alfonso fu felice di avere una sposa così affascinante e circondata da tanto splendore.
Qualcuno disse che questo matrimonio era stato accettato dai duchi di Ferrara per timore di Cesare, ma anche se ciò sia stato vero, Lucrezia, che da questo matrimonio mise alla luce sei figli, di cui due morirono ancor bambini e gli altri quattro divennero importanti esponenti della società rinascimentale, visse la sua vita di duchessa di Ferrara in modo conforme al suo ruolo e se ebbe all'inizio degli amanti, tra i quali pare lo stesso Pietro Bembo, ciò appartenne al costume di molte donne del suo rango, anche se non tutte, già ai suoi tempi.
Lucrezia si fece apprezzare soprattutto per il suo mecenatismo.
Negli ultimi anni della sua vita una profonda crisi religiosa la convinse a diventare terziaria francescana. Morì a Ferrara il 24 giugno, il giorno di San Giovannni, nel 1519.
Su di lei molti sono i racconti che circolano, come quello assai famoso dell'anello che immergeva nella cantarella, un potente veleno di sua invenzione, col quale somministrare morti atroci....
Ma tutti i documenti dell'epoca ne parlano come una donna " decorosissima".

© rosalia de vecchi

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