lunedì 28 marzo 2016

Le arti pittoriche dopo il Mille

Le arti pittoriche dopo il Mille



 Quattro forme principali furono le arti pittoriche medievali: il mosaico, la miniatura, gli affreschi e i vetri colorati. 
Il mosaico, arte molto antica che aveva trovato in passato forme sempre più raffinate, probabilmente da artisti bizantini, nel XII secolo ebbe il fondo d’oro. I mosaicisti ponevano sottili lastre d’oro intorno a cubi di vetro. I cubi indorati venivano poi posti su piani non perfettamente lisci, in modo che la luce, riflettendosi secondo diverse angolazioni, desse all’insieme maggiore vivacità.
 I mosaici di San Marco, a Venezia, che furono eseguiti in più tempi in un arco di sette secoli, hanno come vertice massimo di quest’arte il mosaico centrale dell’Ascensione nella cupola centrale, del 12° secolo. 
 Dello stesso periodo sono i mosaici eseguiti da artisti greci e saraceni di Monreale e Cefalù. 
Del 13° secolo furono quelli di Santa Maria Maggiore, Santa Maria in Trastevere, San Giovanni in Laterano e San Paolo fuori le mura, a Roma. 
 L’arte della miniatura fu particolarmente ricca soprattutto nel 13° secolo. L’illustrazione di manoscritti con miniature e dipinti eseguiti con argento liquido, oro e inchiostri fu per lungo tempo tra le forme d’arte favorite. Libri di salmi, vangeli, messali, breviari… vennero adornati con giorni e giorni di lavoro. Era del tutto normale passare una giornata a disegnare un' iniziale, una settimana a comporre un titolo. Le più belle miniature furono quelle francesi, anche se oggi si possono ammirare dei veri capolavori di fattura inglese di quest’arte al British Museum e a Oxford.
 Gli affreschi più antichi, in cui i pittori usavano applicare il colore a muri intonacati di fresco o già secchi, con l’aggiunta di qualche materia collosa, si sono sbiaditi fino a scomparire. 
Le tecniche romane si erano perdute nella memoria, mentre, quando l’affresco murale ritornò in vita in Italia, prese le mosse dall’affresco bizantino. 
Nel 13° secolo Duccio da Boninsegna a Siena si rese famoso per la sua Maestà della Vergine sul trono, opera di dimensioni imponenti e, contemporaneamente a lui, a Firenze, Giovanni Cimabue aveva iniziato una dinastia di pittori destinati a dominare l’arte italiana per circa tre secoli. 
Figlio di nobili genitori, Cimabue (1240?- 1302) aveva lasciato gli studi di avvocatura per l’arte. Iniziò partendo dall’arte bizantina e operò trasformazioni rivoluzionarie che avrebbero avuto grande importanza per gli artisti a lui posteriori. Addolcì la rigida linea del disegno dei suoi predecessori e con l’uso di rossi luminosi, dei rosa e degli azzurri per i drappeggi, arricchì la sua pittura di una vita e di una luminosità fino allora sconosciute nell’Italia del Medioevo. Giotto lavorò nella bottega di Cimabue e andò a vivere nella sua casa dopo la morte del maestro. E così ebbe inizio la più grande successione di pittori nella storia dell’Arte. 
L’arte di dipingere il vetro era già nota nell’antichità, ma molto probabilmente il colore era dipinto sul vetro e non fuso con esso.  Quando l’architettura gotica creò lo spazio per finestre più ampie, l’abbondanza della luce che attraverso di esse entrava nella chiesa rese possibile che si colorassero lastre di vetro. Allora si studiò una tecnica di pittura su vetro più resistente e si cominciò a fonderlo insieme al colore, ottenendo così un dipinto luminoso e resistente, capace di mitigare e colorare la luce all’interno della Chiesa e di diffondervi un’atmosfera di magica sospensione.  Le finestre e i grandi rosoni erano per lo più divisi in pannelli, medaglioni, sfere, losanghe, quadrati… che raffiguravano scene dell’Antico e del Nuovo Testamento, allegorie… 
 Sulle finestre della cattedrale di Chartres compaiono, ad esempio, le scene della vita di Sant’Eustachio . Ed è proprio a Chartres che quest’arte raggiunse la sua perfezione. Da Chartres poi essa passò in Inghilterrra.


05/06/10 rosalia de vecchi dai suoi Quaderni di storia e d’arte per la scuola.

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