domenica 29 giugno 2014

Olympe de Gouges









"Uomo, sei capace d’essere giusto? E’ una donna che ti pone la domanda ; tu non la priverai almeno di questo diritto. Dimmi? Chi ti ha concesso la suprema autorità di opprimere il mio sesso? La tua forza? Il tuo ingegno? Osserva il creatore nella sua saggezza ; scorri la natura in tutta la sua grandezza, di cui tu sembri volerti raffrontare, e dammi, se hai il coraggio, l’esempio di questo tirannico potere. ...
 
 
 



"Annuncio a chi mi calunnia" di Olympe de Gouges

In fatto di politica, ho soltanto delle nozioni elementari; ma mi sembra che in questo frangente non serva citare Montesquieu o Jean-Jacques Rousseau, né creare nuove leggi: bisogna invece consolidarle, bandire gli abusi e saldare il debito nazionale .Questa è la materia da trattare, a mio avviso: su questo la Nazione deve prendersi il tempo per deliberare. Quale cattivo genio vi si oppone? Quale serpente velenoso morde i cuori?Quale leone ruggente infiamma le menti? Quale demone furioso sta provocando questo fermento generale?Non c’è più riposo né speranza: prepariamoci a massacrarci l’un l’altro. Se la mia fievole voce potesse risuonare fino ai piedi del trono, se gli Stati Generali la udissero senza recriminare sul mio sesso, questa mia voce offrirebbe un mezzo semplice e salutare, un mezzo che avevo già proposto a parecchi deputati: cioè quello di sospendere le loro funzioni per un mese o poco più. La tregua darebbe agli animi esaltati il tempo di ritrovare la calma, di far nascere nuove riflessioni in provincia, e di attribuire ai deputati nuovi poteri, più saggi e funzionali. Se invece gli Stati Generali si sciogliessero, state certi che in un istante l’allarme si diffonderebbe nel regno: tutto sarebbe perduto, e al secolo dell’egoismo seguirebbe il secolo della barbarie. Non riesco a crederci: la prosperità dei francesi è nelle mani degli Stati Generali, e quelli, se tra breve non si verificherà un ritorno di patriottismo, armeranno con i pugnali le mani dei francesi!Posate invece gli occhi su questo popolo infelice; tenete conto della costernazione del monarca e dell’avvilimento generale; tremate al pensiero dei mali innumerevoli che quei dissensi possono produrre. I miserabili allo stremo, uniti agli sbandati, attaccheranno alla cieca i tre ordini in tutta la Francia; e in quella spaventosa carneficina, la nazione rimpiangerà – troppo tardi! – di non aver riunito tutti gli interessi per il bene pubblico. Niente è più facile quanto esaltare gli animi,ma una volta che il fermento è al massimo, è quasi impossibile fermarne gli effetti. .... O francesi!O mia Nazione! Dovrò davvero rimpiangere di essere nata tra voi? No, un simile sentimento non può penetrarmi l’anima. Voglio convincervi e disarmare i miei nemici. E se non sarò io a godere di più fausti giorni, forse in futuro nella mia patria si citerà qualche passo delle mie povere produzioni; e si dirà: cosa avrebbe mai fatto, se fosse stata istruita?" - Olympe de Gouges, autrice della Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina 1791.
 

Questa personalità, che possiede tutti i requisiti per essere annoverata tra i "fautori" di Storia e il cui nome non appare nei testi scolastici né ha fino a poco tempo fa acquisito fama e notorietà, ché anzi pochi conoscono, questa donna, che la storiografia fino alla metà del XX secolo ha voluto ignorare e che storici come Thiers, Lamartine e Blanc preferirono definire "folle" per l'aver lei scelto di opporsi ad uomini come Robespierre e aver sostenuto fino alla fine la sua battaglia per la parità dei diritti, questa donna che non esitò nemmeno di fronte alla ghigliottina, oggi, soltanto oggi, è divenuta uno dei più eloquenti simboli della lotta per l'uguaglianza. L'evento della commemorazione dei duecento anni della Rivoluzione francese ha fornito l'occasione alla "memoria" di "fare memoria", per dirla col filosofo Courtine, e di "tentare di compiere oggi ciò che è stato fallito allora ". Nel 1981 lo storico e conferenziere francese Charles-Olivier Blanc ha pubblicato la sua prima opera importante, che è una biografia di Olympe de Gourges; con quest'opera egli contribuisce alla riabilitazione della figura di questa rivoluzionaria dall'intensa attività politica a favore dell'uguaglianza dei diritti delle donne e degli schiavi, che fu, anche lei, vittima del Terrore. Nel 1984 lo stesso autore, che approfondisce lo studio del periodo della rivoluzione come testimoniano i suoi tanti scritti -una dozzina- sull'argomento, pubblica una raccolta degli ultimin scritti dei condannati alla ghigliottina nel periodo che va dal 1793 al 1797, sotto il titolo di "Derniére Lettre, opera, tradotta in diverse lingue, che testimonia la mentalità del tempo e che potrebbe essere vista anche come una requisitoria contro le violenze del tempo. Egli, appoggiandosi infatti ai numerosi documenti del tempo presi in esame, smaschera i pregiudizi del tempo nei confronti di Olympe e, per la prima volta, recupera la verità sul suo tragico destino, suscitando vivo interesse tra gli studiosi in Francia e in Giappone ma anche in altri paesi e aprendo la strada a nuove interpretazioni che rivalutano l'opera inestimabile della rivoluzionaria, a tal punto che Pierre Sané, vicedirettore generale per le scienze sociali e umane dell’UNESCO, dichiara: "Drammaturga e libellista, ghigliottinata per aver denunciato le derive della Rivoluzione, Olympe de Gouges (1748-1793) fu fra i primi che reclamavano l’uguaglianza dei diritti per tutti i discriminati e gli sfruttati, come le donne e i Neri. Con la coerenza della sua riflessione e il suo inflessibile senso della giustizia si ostinò a scuotere una società che l’avrebbe preferita «ciò che la natura voleva ch’ella fosse». Storici e femministe si sforzano oggi di ripristinare la figura dimenticata di questa donna in anticipo sul suo tempo – e forse perfino sul nostro. ... Nel 1998 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato la Dichiarazione sui difensori dei diritti dell’uomo, che dà riconoscimento internazionale e legittimità agli individui che lottano per promuovere i diritti fondamentali. Considerando la molteplicità dei suoi convincimenti e la potenza della sua difesa dei diritti della persona, è poca cosa dire che de Gouges sarebbe pienamente qualificata per ricevere questo titolo. ... Olympe de Gouges riconosceva così che, se «la donna ha il diritto di salire sul patibolo, deve avere ugualmente quello di salire alla tribuna» ... Olympe de Gouges milita anche contro la schiavitù, abolita dalla Prima Repubblica nel 1794, prima che fosse ristabilita da Napoleone otto anni più tardi. Dal 1788 de Gouges pubblica le sue Riflessioni sugli uomini negri, poi il Mercato dei Neri nel 1790 e La schiavitù dei Neri nel 1792. Impegnata in questa lotta, aderisce alla Società degli amici dei Neri, a fianco di Brissot de Warville, Condorcet o Lafayette. La causa delle donne, la causa dei neri, la causa degli oppressi in generale, queste sono le ammirevoli battaglie che Olympe de Gouges porta avanti. ... ". ( da Le monde Diplomatique – novembre 2008 ; traduzione dal francese di José F. Padova).
Scrittrice, autrice teatrale, ferventemente dedita alla politica, Olympe de Gouges si batté per la liberazione degli schiavi, per il divorzio, per i diritti degli orfani e delle madri nubili...né tollerò mai ingiustizie, tanto che, lei repubblicana, fu contro la condanna a morte di Luigi XVI e dichiarò che ne avrebbe voluto assumere in prima persona la difesa. Si chiamava, di fatto, Marie Gouze, poiché lei, figlia naturale del marchese Lefranc de Pompignan, uomo noto per le sue doti di letterato ma anche perché Presidente del Tibunale, fu allevata da Pierre Gouze, che era un macellaio. Nata il 7 maggio del 1748 nella regione di Montauban, come accadeva ai suoi tempi alla maggior parte delle giovinette, sposò a soli 16 anni; ebbe un figlio, ma già l'anno dopo rimase vedova. Da questo momento la sua vita sentimentale fu densa di incontri, a cominciare dal "coup de foudre" con Jacques Biétrix, che la condusse con sé a Parigi, dove cambiò il suo nome in Olympe de Gouges. Era bella e seducente e non mancò di corteggiatori né di ammiratori; tra la gente che frequentava vi erano molti scrittori ed anche dei filosofi. Anche lei cominciò a scrivere... un suo dramma dai marcati accenti polemici nei confronti della schiavitù fu rappresentato proprio nel 1879. Non esitò ad entrare nella vita politica e, assolutamente certa della parità dei diritti della donna estese e pubblicò, nel 1791, la "Dichiarazione dei Diritti della Donna e della Cittadina".
"Uomo, sei capace d’essere giusto? E’ una donna che ti pone la domand ; tu non la priverai almeno di questo diritto. Dimmi? Chi ti ha concesso la suprema autorità di opprimere il mio sesso? La tua forza? Il tuo ingegno? Osserva il creatore nella sua saggezza ; scorri la natura in tutta la sua grandezza, di cui tu sembri volerti raffrontare, e dammi, se hai il coraggio, l’esempio di questo tirannico potere. ... " leggiamo nella sua dichiarazione. E nel preambolo: "Le madri, le figlie, le sorelle, rappresentanti della nazione, chiedono di potersi costituire in Assemblea nazionale. Considerando che l’ignoranza, l’oblio o il disprezzo dei diritti della donna sono le cause delle disgrazie pubbliche e della corruzione dei governi, ... ". Ed ancora: "La Donna nasce libera ed ha gli stessi diritti dell’uomo. Le distinzioni sociali possono essere fondate solo sull’utilità comune." nell'Articolo I.
Una donna, come lei, per la lucidità e la coerenza del suo pensiero politico, che la induceva a rivendicare l’ammissione delle donne al diritto di cittadinanza e a femminile e a sollecitare la creazione di ateliers nazionali per i disoccupati, di una struttura articolata di protezione ospedaliera materna e infantile, di un sistema giudiziario che garantisse un sussidio alle vedove e il riconoscimento dei figli nati fuori del matrimonio, che la faveva continuamente balzare in primo piano per esprimersi su tutti i temi più importanti del pensiero sociale del tempo, dall’abolizione della pena di morte, all’eliminazione della schiavitù nelle colonie, dovette certamente infastidire non poco quelli che si sentirono inequivocabilmente oggetto delle sue lucide obiezioni e temevano i suoi slanci progettuali quali possibili trasformazioni vere della realtà sociale.
Non è ipotizzabile dunque poter pensare che Olympia avrebbe potuto evitare uno scontro frontale con Robespierre; fino alla fine tentò lei stessa di difendere le sue posizioni, ma in quei tempi in cui, come disse un contemporaneo alla condanna di Lavoisier, "oggi in pochi istanti cade una testa; ci vorranno centinaia di anni prima che ne nasca una uguale", la ghigliottina con la sua lama crudele ed implacabile poneva fine alla vita di uomini oscuri come , e forse anche di più, a quella di uomini giusti e onesti, indifferente, anzi ancor più ostile, alla superiorità morale e creativa di individui nati per promuovere il processo evolutivo dell'umanità, la condanna a morte giunse molto presto; nel 1793 Olympia fu condannata a morte, eliminata con accanimento magggiore poiché lei, dal "debol sesso" dimostrava di possedere vis politica e capacità non indifferenti di dare alla propria voce e alle parole tutta la forza della suo pensiero ben strutturato e connesso uinteramente con la dignità dell'etica.
 
 
 



 

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