Miniatura
dell'opera De mulieribus claris di giovanni Boccaccio raffigurante
Faltonia Betizia Proba, conservato alla Bibliotèque Nationale de
France, Département des Manuscrits, Division occidentale
Se
Petrarca aveva scritto il "De viris illustribus", Boccaccio
sentì l'esigenza di scrivere un'opera che parlasse delle donne
celebri. Così si mise all'opera e nell'arco di appena un anno
completò il suo "De mulieribus claris", dove attraverso la
presentazionne di 106 figure femminili, da Eva ad Iside, da Lavinia a
Clelia..., voleva fornire esempi sui quali meditare, che fossero
stimolo alla virtù.
Il
grande Boccaccio ci lascia ancor oggi, con la sua opera, materia di
meditazione e ci esorta a considerare l'importanza del ruolo
socio-culturale della donna nella società di tutti i tempi, oltre
che a lasciarci sedurre dal fascino di individualità forti, la cui
femminilità è solo uno degli elementi formativi di essa.
Tra
i tanti nomi di divinità, figure mitologiche, regine, donne di
Stato.... tutte più o meno famose, tutte più o meno individualità
di grande fascino, figura quello di Faltonia
Betizia Proba,
nota poetessa romana, considerata la più importante del periodo
della tarda latinità.
Faltonia
Betizia Proba visse nel IV secolo.
Apparteneva
ad una famiglia aristocratica; il nonno , il padre ed il fratello
erano stati consoli. Pagana di educazione, si convertì al
Cristianesimo. Fu sposa e madre di due figli. Anche il marito
apparteneva ad una delle più illustri famiglie di Roma e ricoprì
cariche importanti. Entrambi possedevano gli Hortii Aciliorum, al
Pincio. Entrambi, anche se il marito morì molti anni prima di lei,
furono sepolti nella Basilica di Sant'Anastasia al Palatino.
Le
opere che si ritiene la poetessa abbia scritto prima della sua
conversione sono due poemi, dei quali solo uno è pervenuto fino ad
oggi. Ma è interessante, soprattutto, il Cento Vergilianus de
laudibus Christi o, più semplicemente, De laudibus Christi, composto
intorno al 362. Si tratta di un centone virgiliano: 694 esametri su
un argomento cristiano: la creazione del mondo, la vita di Gesù, episodi accuratamente
selezionati dell'antico e del nuovo Testamento... Un'opera che,
nonostante il parere contrario di alcuni, ebbe successo e fu molto
famosa al suo tempo, che in un'epoca come quella, di confronto sui
temi cristiani e di frequenti "anatemi", superò la
"censura" e poteva essere recitata in pubblico, che non fu
mai considerata eretica ma fu solo inserita tra gli scritti
apocrifici. L'opera, senza dubbio, riveste un'importanza rilevante,
se considerata anche come la testimonianza di un passaggio: il
trasformarsi dell'antecedente cultura pagana degli ambienti
aristocratici in quella cristiana. Faltonia, donna colta, come ci
attestano i suoi rapporti con alcune eminenti personalità del suo
tempo, operò una sintesi tra l'elemento cristiano quale proviene
dalle Sacre Scitture e quello pagano che le derivava da un'eccellente
cultura classica; di fatto l'opera è una ripresentazione delle Sacre
Scritture con il linguaggio virgiliano. Faltonia, con la sua opera,
testimonia peraltro l'esistenza di gruppi femminili di studio delle
Scritture, studio previsto dalla Catechesi precedente il Battesimo e
dopo approfondito e maturato con il dialogo e la riflessione.
L'opera,
anche sul piano letterario, è interessante per lo stile, che oggi
potremmo assimilare a quello del flashbak, in quanto la scrittrice
sceglie e dispone i versi, tenendo conto dell'importanza degli
accostamenti e del loro potere evocativo al fine di dare un colore,
un'interpretazione personale ai fatti. L'autrice non vi usa un
linguaggio tecnico, una terminologia teologica; la sua visione del
Cristianesimo la orienta più che verso dibattitti teologici, verso
un'espressione poetica degli stessi contenuti dottrinali e
spirituali; l'elemento escatologico, la dottrina cristiana della
Salvezza è al centro dell'opera, ma è narrato con forte colore
virgiliano: dalla guerra civile che ci costringe a meditare sulla
precarietà della condizione umana, attraverso il caos, si passa alla
salvezza, dalla sofferenza alla speranza. In questo "ambiente"
virgiliano intriso di contenuti escatologici, in questo "ambiente"
che prende le mosse dalla guerra civile per profetizzare una nuova
età dell'oro, la sostanza del messaggio cristiano di Salvezza resta
integro.
Moderno
spirito, potrebbe dirsi se non si avesse la consapevolezza che alcuni
valori umani sono rilevabili dovunque e in ogni tempo, Faltonia
interpreta la coppia Adamo-Eva come modello d'amore libero da ogni
tipo di volontà di possesso o sottomissione della donna da parte
dell'uomo.
Sensibilissima,
come forse lo furono i primi Cristiani, i quali erano ancora pervasi
del "romano diritto", all'importanza della Giustizia, vista
soprattutto sul piano umano e sociale, la poetessa denuncia e
condanna l'avidità e l'egoismo, la ricchezza e la frode e, cosa
ancor più rilevante, perché testimonia in lei la fusione degli
elementi più sostanziali e significativi delle due culture, la
"romana" pagana e la "romana" cristiana, incentra
la sua riflessione sulla responsabilità della scelta individuale. Il
Bene e/o il Male sono i risultati di una scelta umana. Ma la visione
esistenziale di Faltonia assume il carattere più spiccatamente
cristiano, quando la poetessa accoglie il tema del perdono divino,
che del Cristianesimo infatti è la più importante novità.
© rosalia de vecchi
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