"Allarme!
Trentamila Prussiani stanno venendo a portar via la nostra piccola
madre!"aveva urlato un ussaro nella notte del 29-30 giugno
dell'anno 1762. Ed un ufficiale nel frattempo era venuto ad informare
Caterina che i soldati erano tutti ubriachi. Per ringraziare i
soldati che l'avevano aiutata a salire al potere, infatti, Caterina
aveva ordinato a tutti i locali della capitale di offrir loro a nome
suo birra e vodka. Ora perciò, dopo averli rassicurati lei stessa
che non c'era nessun pericolo, li convinceva ad andare a dormire.
Sofia
Augusta Federica, che aveva cambiato il suo nome di battesimo in
Caterina, quando , alle sue nozze con il cugino Pietro di
Holstein-Gottorpi Russia, designato alla successione del trono di
Russia, dovette convertirsi alla fede russo-ortodossa, salì al trono
il 17 luglio 1762. Figlia di Cristiano Augusto e Giovanna di Holstein
– Gottorp, principi di Anhalt – Zerbst, un piccolo stato di
lingua tedesca a nord della Prussia, Caterina, per la sua
intelligenza e l'ampia cultura si rivelò presto superiore a Pietro,
divenuto zar nel gennaio del 1762 e, nell'estate del medesimo anno,
fu portata sul trono di Pietroburgo e acclamata regina da "un
coup d'Etat", una congiura organizzata da due ufficiali della
guardia imperiale, Aleksej e Grigorij Orlov, portò Caterina sul
trono. Pietro III abdicò e poco dopo morì.
Caterina
decise di non incoronare il piccolo figlio Paolo di otto anni ed
essere nominata reggente per non mettere il governo nelle mani di
un'oligarchia aristocratica. Ma Paolo, anche perché influenzato dai
suoi sostenitori, crebbe odiando la madre che considerò sempre
un'usurpatrice.
Caterina,
ascesa al potere, si trovò di fronte all'ostilità del popolo russo,
che continuava a vedere come legittimo suo zar Pietro, anche perchè,
differentemente dagli abitanti della capitale, non aveva avuto modo
di constatarne gli errori. Perciò, quando giunsero a Mosca, mentre
il piccolo Paolo fu applaudito clamorosamente, Caterina fu accolta
con grande freddezza.
Pietro
le inviava lettere nelle quali le chiedeva di aver pietà di lui e di
concedergli l'unica consolazione di cui aveva bisogno: la sua amante.
Invece, confinato in una cella, veniva sorvegliato notte e giorno. Il
6 luglio 1762 Aleksej, capo delle guardie che custodivano Pietro,
venuto di corsa a Pietroburgo, portò alla regina la notizia della
sua morte avvenuta in una rissa con lui e le altre guardie. Le
circostanze precise della morte del re deposto non furono mai
rivelate e questo mistero ha alimentato varie ipotesi, tra le quali
anche quella di una diretta responsabilità della regina, sebbene
questa tesi sia reputata dai più piuttosto improbabile. Eppure tutta
Europa guardò a lei come alla vera responsabile e solo Federico il
Grande pronunciò le parole che l'assolsero, dichiarando che la
regina era totalmente all'oscuro di tutto e Voltaire si schierò
subito con lui. Dopo la morte di Caterina, Paolo fece sapere che,
lette le carte della madre, era venuto a conoscenza che era stato
Aleksej ad aver ucciso Pietro all'insaputa di Caterina.
Ma la morte di Pietro inizialmente rese più difficile il compito di governare: Caterina dovette affrontare le cospirazioni che volevano la sua deposizione, la corruzione e la debolezza del senato, la crisi economica del paese che da poco era uscito da una guerra, il rifiuto dei banchieri olandesi a concederle dei prestiti, la difficoltà di reperire i denari per pagare i soldati e la loro disorganizzazione... L'ambasciatore di Prussia commentava che il regno di Caterina sarebbe stato una breve parentesi, alimentando così la speranza di non pochi regnanti europei.
Ma la morte di Pietro inizialmente rese più difficile il compito di governare: Caterina dovette affrontare le cospirazioni che volevano la sua deposizione, la corruzione e la debolezza del senato, la crisi economica del paese che da poco era uscito da una guerra, il rifiuto dei banchieri olandesi a concederle dei prestiti, la difficoltà di reperire i denari per pagare i soldati e la loro disorganizzazione... L'ambasciatore di Prussia commentava che il regno di Caterina sarebbe stato una breve parentesi, alimentando così la speranza di non pochi regnanti europei.
Ma
lei non si perse d'animo e cominciò a ricucire una per una le sue
alleanze a cominciare dalla Chiesa, nei confronti della quale ritirò
l'ordine di Pietro di espropriarne le terre. Concesse ricchi doni ai
propri sostenitori...ma soprattutto riuscì a mantenersi il trono
grazie al fatto che i 17 anni vissuti come moglie trascurata
dell'erede al trono le avevano sì conservato la giovanile vivacità
ma nel contempo le avevano insegnato la pazienza, la prudenza e la diplomazia. L'intelligenza che l'aveva contraddistinta fin
dall'infanzia ora lei la usava con abile capacità costruttiva e
decideva di non fidarsi della competenza del senato ma di accentrare
tutto nelle prorprie mani e di affrontare l'assolutismo delle
monarchie europee, a cominciare da quello di Federico, con il
proprio. Si circondò di uomini abili, ne conquistò la lealtà e, in
alcuni casi, anche l'amore e li fece lavorare duramene, ma li
ricompensò molto generosamente. Creò una corte lussuosa ed
eterogenea, venata di cultura francese ma di fatto diretta da una
donna di cultura e di intelletto tedeschi.
Tra
le cospirazioni contro di lei c'era quella che avrebbe voluto al
trono Ivan IV. Voltaire esprimeva la sua preoccupazione: "Temo
che la nostra amata regina possa essere uccisa." . Ma Caterina
andò a trovare Ivan, lo vide devastato dagli anni trascorsi in
prigione e ordinò alle guardie che se qualcuno avesse tentato la sua
liberazione, piuttosto che consegnarlo avrebbero dovuto ucciderlo.
Così infatti fu fatto. Più tardi, quando un ufficiale di nome
Choglokov volle vendicarne la morte e tentò un agguato alla regina
nello stesso palazzo reale, scoperto, fu mandato in Siberia.
In
mezzo a tanto cospirare, Caterina inventò una nuova forma di
governare: ogni suo amante diventava Primo Ministro! Ma rispettava
sempre le forme, non si abbandonava mai a conversazioni "risquées" nè
lo permetteva a nessuno, e con i suoi amanti fu fedele tenera e
sincera. Sapeva scegliere i suoi "favoriti". Osservava e
valutava con grande cura la prestanza fisica e le abilità politiche,
i modi e l''intelligenza. Li faceva persino visitare dal medico di
corte. Non essendo credente, non permise mai all'etica cristiana di
interferire sulla scelta dei suoi ministri, che pagò sempre
profumatamente ma mai tanto quanto Luigi XV le sue concubine. Queste
somme, inoltre, ritornavano alla Russia sotto forma di servizi
efficienti.
In
quarant'anni ne mutò ventuno: qualcuno morì, qualcun altro si
dimostrò infedele, uno era necessario in qualche luogo lontano, un
altro si innamorò di una donna più giovane... Caterina non ebbe mai
risentimento né odio nei confronti di nessuno di loro, mai li punì,
se mai li licenziò, dimostrando superiorità e intelligenza. Di
Grigorij Orlov, che le restò al fianco dieci anni, disse con molto
amore che sarebbe stato per sempre se non si fosse stancato lui per
primo, che aveva la mente di un'aquila, un intuito in ogni campo
superiore a chiunque altro, un'onestà rara e che se avesse avuto
un'istruzione più adeguata, le sue qualità e i suoi talenti, già
supremi, sarebbero stati ancor migliori.
Fu
lui infatti che si adoperò per l'emancipazione dei servi della gleba,
la liberazione dei cristiani dal giogo ottomano... ma avendo tradito
la regina con altre donne, fu esiliato.
Potemkin,
il meglio pagato tra gli amanti di Caterina, aggiunse ricchi
territori all'Impero. Era ufficiale delle guardie a cavallo, lo
stesso dal quale Caterina si era fatta prestare l'uniforme per
condurre le truppe contro Pietro. Avendo notato che alla spada della
futura regina mancava la nappa che le Guardie portavano con molto
orgoglio, Potemkin audacemente si staccò dalle fila per consegnarle
la propria. Caterina lo ammirò e ne apprezzò la prestanza fisica.
Destinato dal padre al sacerdozio, il giovane Potemkin aveva preferito
e scelto invece la vita militare. Era innamorato di Caterina della
quale lo attraevano intelligenza e bellezza e diceva che quando lei
apppariva in una stanza buia, questa era come se s'illuminasse. Fu
divorato dalla gelosia nei confronti di Orlov e per dimenticare la
regina si isolò in periferia a studiare teologia con l'intenzione di
diventare monaco. Ma Caterina ne ebbe pietà, lo mandò a chiamare a
corte e fu gentile con lui, che, tagliatosi barba e capelli, indossò
di nuovo l'uniforme e riprese a servire la sua regina. Aveva 35 anni
ed era all'apice del suo vigore fisico e del suo fascino quando la
regina lo scelse come suo amante. Se lui era lontano lei gli
scriveva: il solo pensiero di questa separazione mi fa piangere....
il mio amore per te mi rende cieca...non riesco a distogliere i miei
stupidi occhi da te.... Potemkin le propose il matrimonio ed alcuni
storici sono convinti che i due si siano sposati in segreto. In molte
lettere Caterina lo chiama"marito mio adorato" e parla di
se stessa come "tua moglie". Lui però si stancò... e la
regina dovette allontanarlo da sé, anche se da quel momento Caterina
non scelse più un suo favorito senza la sua approvazione. Fino ad
Aleksej, Caterina non fu più innamorata: era bello raffinato, dotato
di una certa sensibilità poetica generosità e molta cultura.
Improvvisamente colto da insopportabili dolori al ventre, dopo poco
egli morì tra le braccia dell' amata regina. Caterina visse tre
giorni in isolamento e dolore. "La mia stanza è divenuta un
nido vuoto, nel quale mi trascino come un'ombra.... non riesco né a
mangiare né a dormire... non so "cosa sarà di me... scrisse
poi.
L'ultimo
fu Platone Zubov che Caterina trattò come un figlio e che rimase con
lei fino alla sua morte.
© rosalia de vecchi
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