Il
monumento a Ciro Menotti, Modena, opera di Cesare
Sighinolfi
Modena:
monumento a Ciro Menotti. Il 3 febbraio dell'anno 1831, il giovane
commerciante Ciro Menotti, affiliato alla Carboneria, fu catturato
insieme ad altri quaranta tre carbonari dalle guardie del duca di
Modena, Francesco IV d'Asburgo, con il consenso del quale stava
preparando un moto insurrezionale che avrebbe dovuto aver luogo due
giorni dopo. A prescindere dalle numerose ipotesi su questo
voltafaccia del duca e da ogni qualsivoglia interpretazione del fatto
storico, si vuole qui commemorare un episodio del nostro
Risorgimento, che, con tutte le sue ombre ma soprattutto con tutte le
sue luci, quelle derivanti dal forte sentimento patriottico e
democratico, ci desta sempre elevati sentimenti, e si vuole anche
riflettere sui fatti umani e sui sentimenti e le pulsioni che
regolano, allora come oggi, le alterne scelte di chi gestisce il
potere...
«Questa notte è scoppiata contro di me una terribile congiura. Mandatemi il boia», fu l'appello "accorato"(!) del duca: Metternich inviò fulmineo truppe che ristabilissero l'ordine.... la Francia, fedele al "principio del non intervento" rimase impassibile.... Ciro Menotti e i suoi carbonari subirono la condanna a morte; l'insurrezione scoppiò lo stesso.
«Questa notte è scoppiata contro di me una terribile congiura. Mandatemi il boia», fu l'appello "accorato"(!) del duca: Metternich inviò fulmineo truppe che ristabilissero l'ordine.... la Francia, fedele al "principio del non intervento" rimase impassibile.... Ciro Menotti e i suoi carbonari subirono la condanna a morte; l'insurrezione scoppiò lo stesso.
Menotti
assurse a figura-faro del
coraggio italiano!
coraggio italiano!
Ma,
come tant'altro ancora e sempre più..., fu pressoché dimenticato,
finché Modena, riavvicinatasi al suo eroe, intese celebrarlo in
questo monumento!
E Francesco IV?
E Francesco IV?
qualunque
sia stata la " ragion politica" che l'abbia spinto a
tradire l'amico, resto tuttavia in accordo col “sommo padre del
nostro dolce eloquio” e ne ripeto i versi:
Oh sovra tutte mal creata plebe
che stai nel luogo onde parlare è duro,
méi foste state qui pecore o zebe!
Inferno, canto XXXII
il tradimento, per Dante, è il peggiore dei peccati, come egli dichiara anche nell'XI canto dell'Inferno, quando dice che tradire chi si fida è assai grave non solo perché rompe il vincolo d'amore che la natura ha posto fra gli uomini, ma anche quello che vi si aggiunge per particolare fiducia, come parentela, ospitalità, partito politico...
© rosalia de vecchi
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