venerdì 4 luglio 2014

Teglio, in Valtellina

 
 

In Valtellina, a Teglio, sorge, nell'omonima vallata, il palazzo Besta.
Il nome "teglio" deriva dal nome Tyllin, dio celtico della forza, lo stesso che nell'Olimpo greco diventa Heracles e in quello romano Eracle. E non a caso anche il nome Besta ha un significato non lontano dal concetto di forza, questa volta nel senso di "primo", in quanto forte, e dunque il migliore: "besta" deriva dall'espressione inglese "the best", che in olandese è "het beste" e in tedesco "das beste". I Besta apparvero nella vallata durante il medioevo, molto probabilmente intorno al 1000, ed alcuni dicono che provenissero appunto dall'Inghilterra, altri dall'Olanda, altri ancora da qualche paese della Germania. Qualunque sia stata la loro origine, essi, fin dall'inizio, furono associati all'idea di uomini forti e capaci; oculati nella valutazione di esseri e cose, si dice che sapessero scegliere le mogli giuste, insieme alle quali educavano i figli, numerosi, e amministravano in modo assai fruttuoso i beni di famiglia. Si dice anche che proprio per queste loro rare qualità, essi, in breve, seppero conquistarsi la fiducia e la stima dell'arcivescovo di Milano, che proprio in virtù dei "grandi servizi resi dalla famiglia con prontezza e fedeltà alla causa della Chiesa", volle affidar loro la gestione delle sue proprietà in Teglio e questo, certo, contribuì non poco a far sì che essi si conquistassero presto il predominio tra le nobili famiglie, soppiantando ogni altro rivale. Non che per i Besta la cosa sia stata facile, anche perché l'ambiente di Teglio si distingueva per l'irrequietezza delle sue diverse fazioni: persino dal punto di vista religioso: quelli in alto che frequentavano la chiesa di San Lorenzo e quelli in basso che si recavano in quella di San Pietro e gli uni e gli altri, entrambi, erano soggetti alle assai severe regole del luogo, per cui chi non onorava le feste e chi non mandava i rappresentanti della propria famiglia alle processioni pagava una multa e chi sfregiava un'immagine sacra o bestemmiava era punito con dure pene corporali, se non avesse pagato l'ammenda.
Teglio si trovava in una posizione strategica, in cima ad un altopiano, che strapiomba per un settecento metri fino alla valle del fiume Adda. Questa posizione che da una parte l'ha resa pressoché inespugnabile data la pendenza da vertigine che avrebbe dovuto affrontare l'invasore sotto il tiro della difesa, dall'altra non l'ha isolata, impedendole di diventare, come di fatto divenne, un centro di comunicazione stradale e un nodo commerciale molto importante; infatti i traffici e gli scambi con la Svizzera, l'Austria, la Germania, fino al Mar del Nord furono intensi. Dal Nord Europa affluivano pellami, ambra grezza, coloranti, prodotti di oreficeria; dal sud tessuti preziosi, vetrerie, armi, sale, vino... La mitezza del clima e la buona terra dell'altipiano le ha sempre consentito coltivazioni quali campi di orzo saraceno, di orzo, di segala. Le vigne cariche d'uva, i frutteti, il bestiame nutrito sui pascoli delle verdi pendici, la legna abbondante per cucinare scaldarsi e costruire, proveniente dai fitti boschi di castagni e di noci, di pini e di abeti... e le ricche miniere di ferro e d'argento sull'opposto versante, quello delle Orobie.... l'acqua abbondante dei torrenti che azionava le pale dei mulini e l'Adda vicino, pescosissimo.... Questa era Teglio. Ci si spiega allora come mai, oggi, questo piccolo borgo di montagna conservi una singolare impronta di aristocrazia, come mai il palazzo della nobile famiglia Besta, con le sue architetture, le sue sculture, i suoi dipinti ... costituisca una delle più ragguardevoli testimonianze della più raffinata cultura rinascimentale.
Di fatto, nel mondo di allora, Teglio rappresentava un rifugio sicuro e un investimento promettente per ogni famiglia nobile! Ma questo fatto può essere considerato solo come un buon inizio e, senza una buona amministrazione ed un'apertura culturale, non sarebbe stato suficiente ad assicurare la formazione di un così prezioso patrimonio artistico, quale ancor oggi si offre allo sguardo del visitatore.
Dopo che i Besta ebbero acquisito i considerevoli privilegi economici di cui sopra, grazie soprattutto al patrimonio dell'arcivescovo di Milano, essi ottennero, in breve, anche dei ragguardevoli privilegi politici. Dal 1480 Azzo I Besta fu vicario del podestà e pertanto ebbe vasti poteri civili e militari, che esercitò con fermezza. Seppe mantenere l'ordine pubblico avvalendosi di leggi severissime: dazi, prigioni, boia, gogna.... a chi giungesse per la prima volta a Teglio erano le prime cose che si imponevano alla sua attenzione. E guai sia all'uomo che si fosse macchiato di adulterio, ché la sua testa sarebbe caduta sotto la lama del boia sia alla donna adultera, ché sarebbe stata fatta affogare nella fontana dinanzi alla folla.
Nelle terre in cui ricchezza ed ordine erano ormai assicurati, il destino volle che nascesse l'uomo idoneo a far sorgere e a far sviluppare cultura, arte e letteratura, filosofia e scienze. Infatti, alla morte di Azzo I, il figlioletto Azzo II, troppo piccolo per governare, fu educato dal secondo marito della madre, Andrea Guicciardi. Ippolita aveva sposato l'uomo che lo stesso Azzo I aveva scelto come suo consulente, proprio per le sue eccellenti qualità. Coltissimo, Andrea Guicciardi, si era laureato all'università di Pavia in lettere e in medicina e in queste materie mantenne sempre la cattedra fino a che divenne rettore della medesima università. Fedele e competente, egli univa alla sua grande cultura le sue naturali virtù di uomo onesto e leale. Il piccolo Azzo II ebbe la fortuna di trovare in lui un pregevolissimo precettore ed un padre attento, amabile ed affettuoso. Da lui, il piccolo ricevette la passione per gli studi e il nobile piacere della frequentazione di ingegni ed artisti tra i più eminenti del tempo.
Azzo ordina architetture sculture dipinti che siano "il meglio"! proprio come il nome che porta!
E già nel portale il fregio col suo "Novit paucos secura quies" rende manifeste le ragioni delle sue scelte, le scelte di chi ha la serena certezza che una dimensione intellettuale superiore è un privilegio che a pochi è concesso. Infatti è nei bassorilievi del portale che sono scolpiti i simboli antichi di una conoscenza superiore, i simboli di una tradizione esoterica che dall'antico induismo arriva all'esoterismo cristiano, attraverso quello celtico, quali: la Fenice, il Pellicano, il Trigramma cristico, la ruota universale.
Da questa prima "rappresentazione" di una conoscenza superiore si passa nel cortile, dove le pareti sono affrescate da scene dell'Eneide. Il cortile ha dimensioni ad quadratum del tipo indicato da Filarete, Vitruvio e Leon Battista Alberti.
Da qui si passa al "piano nobile": il salone d'onore affrescato con scene dell'Orlando Furioso. In un'altra sala le storie bibliche della Creazione, in una quarta quelle tratte dalle Metamorfosi e infine un'altra sala ancora con affreschi che ritraggono scene di vita dell'antica Roma. Non c'è uno spazio che non contenga figure bibliche o mitologiche, scritte latine o ritratti, allegorie o altro.
Azzo I e i suoi successori sembra che abbiano voluto, attraverso questi affreschi, definire un programma. C'è chi dice che gli affreschi di palazzo Besta sono come una biblioteca ben ordinata di testi il cui significato tutti conoscono ma fingono di non sapere, c'è chi si esprime ancor più chiaramente e parla di significati esoterici connessi con gli affreschi del palazzo, ipotizzando che figure enigmatiche quali quelle della Fedeltà, delle due ruote, delle sfere armillari , del mago bianco identificato nello stesso Azzo II...siano figure scelte per la meditazione. Sebbene i signori di Besta non siano stati Federico II di Svevia, sebbene Teglio non fosse Castel del Monte e i tempi fossero diversi, si dà per certo che il luogo abbia accolto spiriti eletti dediti a studi esoterici.
Ma più tardi il luogo ha attraversato periodi molto difficili come quando finì soggetto ad un’amministrazione grigionese di religione calvinista che si dimostrò dura a tal punto da generare una sollevazione, che divenne presto una vera feroce rivolta in tutta la Valtellina. In quell’occasione persino uno dei Besta, Azzo IV si rese autore di un fatto gravissimo: irruppe nella chiesa di Sant’Orsola e uccise il pastore mentre stava predicando. Fu l’inizio di un orrendo massacro: uomini, donne e bambini cercarono scampo nel campanile, ma la chiesa fu data alle fiamme e morirono tutti. Era il 19 luglio del 1618. L’evento criminoso è passato alla storia sotto il nome di Sacro Macello. Ma l’aggettivo “sacro” in questo caso è certo molto inadeguato!
Purtroppo questo fu il primo gravemente triste episodio di un lungo periodo di violenze e di dolore, tanto che gli abitanti decisero di offrirsi di nuovo ai Grigioni per ritrovare la pace. E’ difficile credere a tutto questo arrivando a Teglio e soprattutto visitando le bellezze artistiche del palazzo. La chiesa sant’Orsola non esiste più, ma gli abitanti ne raccontano ancora la tragica storia.

© rosalia de vecchi


 
 

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