lunedì 11 maggio 2015

The Book of Kells, il capolavoro, la vera gloria dell’arte celtica


Al centro di Dublino, all’interno di un’area universitaria di ben 220.000 m², considerata una delle più importanti d’Europa, si trova il prestigioso Trinity College, il College of the Holy and Undivided Trinity of Queen Elizabeth near Dublin, che risale al 1592, quando fu fondato per volere di Elisabetta I. Ha laureato nella sua lunga vita studenti d’eccezione: da Jonathan Swift a George Berkeley.
Qui, l’ambiente più spettacolare è la Long Room (60 metri, due piani d’altezza) nella Old Library, una libreria molto preziosa non solo per il numero dei testi conservati (più di due milioni), ma anche e soprattutto per la loro rarità quale, ad esempio, quella di una delle prime edizioni della Divina Commedia o una delle pochissime copie rimaste della proclamazione della Repubblica Irlandese… Inoltre la libreria contiene un’importante collezione di manoscritti, - cinque mila -, fra cui il celeberrimo Book of Kells.



Il Libro di Kells è un vangelo miniato da monaci irlandesi: contiene la copia riccamente decorata della traduzione latina basata sulla Vulgata di San Gerolamo del 384 d. C. dei quattro vangeli, accompagnati da note introduttive e commenti esplicativi, compilati già da Eusebio di Cesarea nel quarto secolo e corredati di numerose illustrazioni e miniature di grande bellezza, realizzate con una tecnica eccellente. Per lo stile decorativo pienamente sviluppato il Libro di Kells viene collocato tra l’VIII ed il IX secolo, infatti vi si trovano eseguite tradizioni stilistiche ed iconografiche di manoscritti precedenti. Capolavoro dell’arte celtica medievale per la grande serie di iniziali decorate in modo fantasioso e per gli originali disegni interlineari, il Libro è, anche dal punto di vista linguistico, molto interessante per l’accurata scelta di parole e frasi. Nelle 680 pagine, delle quali solo due sono in bianco e nero, sono rappresentate scene di grande complessità iconografica: vi sono esaltati gli aspetti della vita e del messaggio di Cristo e celebrati i momenti principali della sua vita, vi sono miniati i volti colorati della Madonna e dei Santi, degli Evangelisti e dei loro simboli, stilizzate figure di animali in modo da formare lettere e iniziali.Il Libro di Kells è un vangelo miniato da monaci irlandesi: contiene la copia riccamente decorata della traduzione latina basata sulla Vulgata di San Gerolamo del 384 d. C. dei quattro vangeli, accompagnati da note introduttive e commenti esplicativi, compilati già da Eusebio di Cesarea nel quarto secolo e corredati di numerose illustrazioni e miniature di grande bellezza, realizzate con una tecnica eccellente. Per lo stile decorativo pienamente sviluppato il Libro di Kells viene collocato tra l’VIII ed il IX secolo, infatti vi si trovano eseguite tradizioni stilistiche ed iconografiche di manoscritti precedenti. Capolavoro dell’arte celtica medievale per la grande serie di iniziali decorate in modo fantasioso e per gli originali disegni interlineari, il Libro è, anche dal punto di vista linguistico, molto interessante per l’accurata scelta di parole e frasi. Nelle 680 pagine, delle quali solo due sono in bianco e nero, sono rappresentate scene di grande complessità iconografica: vi sono esaltati gli aspetti della vita e del messaggio di Cristo e celebrati i momenti principali della sua vita, vi sono miniati i volti colorati della Madonna e dei Santi, degli Evangelisti e dei loro simboli, stilizzate figure di animali in modo da formare lettere e iniziali.





Il “Book of Kills”è conosciuto anche col nome di Grande Evangeliario di San Colombano e viene ritenuto il più illustre di tutta la produzione di manoscritti irlandesi ed anglosassoni di questi secoli. Da quando San Colombano, nel 590, cominciò a viaggiare con i suoi monaci per tutta Europa, nei vari monasteri fondati dal suo ordine si svilupparono gli “scriptoria”, laboratori in cui si redigevano e si decoravano con miniature i codici manoscritti, come testimoniano i monasteri la cui fondazione è attribuita a lui: quello di Ratisbona, di San Gallo, di Bobbio….Ancor prima di lui, il padre, Colombano il vecchio, aveva fondato Durrow, nell’isola di Iona, in Irlanda e Kells in Scozia. Questi, all’inizio del Medioevo, furono i primi centri importanti del sapere e qui sorsero e si svilupparono infatti gli scriptoria, i cui manoscritti presto furono conosciuti in tutte le corti reali e principesche europee, nelle abbazie e nei monasteri, in Vaticano. I più celebri di questi manoscritti sono: lo stesso Book of Kells e il Book of Durrow. E’ nella tradizione artistica degli scriptorias sviluppatasi nel movimento missionario irlandese ed anglosassone che vanno ricercate le basi della pittura della rinascita carolingia.








Il libro di Kells prende il nome dall’abbazia irlandese di Kells, della quale oggi restano poche rovine. Non si tratta, infatti, del celebre sito archeologico di Kells. L’abbazia sembra essere stata fondata da monaci originari del monastero di Iona, una delle Ebridi interne, al largo della costa occidentale della Scozia, e da qui fuggiti in seguito alle invasioni vichinghe. Il manoscritto deve essere stato realizzato a Iona e poi portato dagli stessi monaci a Kells. Iona era a quel tempo la sede di una tra le più importanti comunità cristiane, e con il moltiplicarsi delle incursioni vichinghe, dovette diventare un luogo troppo pericoloso per potervi dimorare, perciò i monaci si trasferirono a Kells, che diventò così il nuovo centro delle comunità di San Columba. Sull'origine geografica del manoscritto, tuttavia, esistono almeno cinque teorie differenti, questa, però, è quella che riscuote il più ampio consenso. E’ comunque indubbio che il Libro di Kells sia stato realizzato se non proprio da monaci appartenenti al monastero di Iona a una delle comunità di San Columba che mantenevano una stretta relazione con il monastero. Gli storici sono tuttavia certi della presenza del Libro a Kells a partire dal XII secolo, o forse dall'inizio dell'XI secolo. Uno scrittore del XII secolo descrive un grande evangelario «Questo libro contiene l'armonia dei quattro Evangelisti come ricercata da Girolamo Stridone con quasi ad ogni pagina illustrazioni diverse, che si distinguono per la varietà dei colori. Qui potresti vedere il volto della maestà, divinamente disegnato, qui i simboli mistici degli Evangelisti, ciascuno con le ali, ora sei, ora quattro, ora due; qui l'aquila, là il bue, qui l'uomo e là il leone, e altre forme quasi infinite. Guardali superficialmente con uno sguardo ordinario, e potresti pensare che sono cancellature e non lavoro curato. La più raffinata abilità ti circonda, e non la noteresti. Guardalo con più attenzione e penetreresti nel cuore stesso dell'arte, discernendo delle complessità così delicate e sottili, così piene di nodi e di legami, con dei colori così freschi e viventi, che crederesti si tratti dell'opera di un angelo, e non di un uomo».







Si dice che all’inizio del 1000 sia stato rubato e che la sua copertina originaria, dorata e probabilmente ricoperta di gemme, sia stata perduta: strappata e i resti gettati in un fosso, il rimanente recuperato rimase a Kells fino al 1654, anno in cui fu mandato a Dublino per preservarlo da eventuale distruzione o altro, dato che in quello stesso anno, la cavalleria di Oliviero Cromwell si era insediata nella chiesa del convento. Da allora si trova al Trinity College. Da altre fonti invece viene detto che il Libro rimase nel monastero di Kells fino al 1541, quando fu preso in custodia dalla Chiesa Cattolica; nel 1661 venne riportato in Irlanda e donato dall’Arcivescovo Ussher al Trinity College dove si trova tuttora.
Ad ogni modo, è al Trinity College dove è esposto al pubblico che oggi lo si può ammirare. Le pagine vengono voltate secondo un calendario regolare, in modo da mostrare al pubblico diverse parti del libro. Ma non tutte le sue parti sono esposte ai visitatori perché due volumi possono essere consultati solo da pochi studiosi.
E’ stato rilegato più volte. Nel 2000, il volume contenente il Vangelo di Marco è stato inviato a Canberra per una esposizione sui manoscritti miniati, ma durante il viaggio in aereo, purtroppo, ha subito alcuni "danni minori alla pigmentazione".
Nel 1951 è stato realizzato un facsimile in bianco e nero; nel 1990 un altro a colori corredato da un commentario di eminenti studiosi.







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